È un manifesto nato da lontano quello lanciato dall'assemblea dei soci produttori di FederBio, in rappresentanza di 50mila agricoltori biologici e biodinamici d'Italia. E' stato partorito durante una serie di incontri tra i soci produttori e le associazioni, che si sono confrontati per settimane «su questioni cruciali, quali la necessità di sostenere il giusto prezzo per gli agricoltori, l'approccio integrato per favorire la circolarità anche per quanto riguarda l'autoproduzione dei mezzi tecnici e garanzie adeguate per quelli acquistati, la criticità del sistema di certificazione e il carico burocratico, sostenere la diffusione dell'allevamento bio come la vera alternativa per il superamento degli allevamenti intensivi».
Il risultato è un documento che, presentato all'assemblea annuale a Roma, sarà ora spedito al governo. Destinatario: il ministro per l'Agricoltura Lollobrigida. Obiettivo: rafforzare il settore. Che, per la verità, vive un buon momento: la produzione biologica in Italia continua a crescere, conta quasi 93 mila operatori, con una crescita che sfiora l'8 per cento rispetto al 2021. E ancora: i produttori sono ormai più di 82 mila e la superficie agricola utilizzata è vicina a un quinto di quella totale.
FederBio chiede innanzitutto di semplificare la burocrazia, a cominciare dall'istituzione di un sistema unico nazionale di certificazione, con tariffe uniformi e piani di controllo standard, approvati da una sorta di Autorithy del settore. Ma non solo. Si chiede un sistema di certificazione semplificato per definire il giusto prezzo. Il primo passo, secondo i 50 mila produttori di FederBio, è l'istituzione di una Commissione Unica Nazionale per definire i prezzi a partire dai costi reali del biologico che, oltre a essere gravato oggi dalla certificazione, che soprattutto nel primo anno è di alcune migliaia di euro, deve supportare il maggior carico di lavoro dovuto alla rinuncia a diserbanti, fitofarmaci e fertilizzanti chimici di sintesi.
Il Manifesto dei produttori, presentato da Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Bio, definisce - in sostanza - «le priorità del settore affinché possa rappresentare, anche in futuro, uno degli asset strategici del Made in Italy".
E Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio aggiunge: «I produttori biologici portano un valore aggiunto alla società poiché producono e proteggono beni pubblici essenziali, come suolo sano, agrobiodiversità e colture senza pesticidi. Nonostante questa evidenza, c'è il rischio che il loro ruolo nella filiera agricola diminuisca, così come è già successo purtroppo nell'agricoltura convenzionale. Il nostro obiettivo è proprio l'opposto: rafforzare il ruolo strategico dei produttori agricoli bio per il bene dell'ambiente e della comunità. Ma occorre, innanzitutto, garantire un giusto prezzo, i cui costi devono essere distribuiti equamente su tutta la filiera»
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