Lo hanno già ribattezzato lo sciopero dello spaghetto. E’ quello che hanno minacciato i consumatori se il prezzo della pasta in Italia non scenderà in fretta.«Non compreremo pasta per 15 giorni», ha minacciato al tavolo convocato da Mister Prezzi il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi. Una protesta dura ma che forse non sarà necessaria. L'operazione salva-spaghetti è già partita. Si è riunita per la prima volta la commissione di allerta rapida sui prezzi, voluta dal ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, dopo i rincari della pasta di oltre il 17,5% nell'ultimo anno, ma con punte che in Toscana hanno sfiorato il 60%, registrati dall'Istat a marzo.
Primi, deboli segnali di inversione
Al confronto hanno partecipato gli industriali e i produttori del grano e della pasta, rappresentanti del governo, delle istituzioni e delle associazioni dei consumatori. Mister Prezzi, ovvero il garante, Benedetto Mineo si attende in tempi rapidi una significativa discesa del costo della pasta e annuncia che il monitoraggio dei prezzi continua. Già adesso, secondo la relazione delle istituzioni tecniche e di statistica presenti al tavolo, Istat, Ismea e sistema camerale, ci sarebbero i primi, deboli, segnali di diminuzione di prezzo. D’altronde, subito dopo la convocazione del tavolo da parte del ministro Urso, le aziende avevano assicurato un calo in arrivo. Gli aumenti sarebbero dovuti allo smaltimento delle scorte, realizzate quando il costo delle materie prime era più alto e potrebbero rientrare nelle prossime settimane. Il ministro è tornato sul tema con un messaggio a un evento di Federalimentare: «Stiamo mettendo in campo tutte le misure possibili per evitare le possibili speculazioni. Non vogliamo fare polemiche, ma occorre essere trasparenti».
I consumatori però la pensano diversamente. Secondo l’Unione consumatori le armi contro le speculazioni sarebbero spuntate, se non addirittura assenti. Non solo: anche la riunione della commissione di allerta rapida sarebbe stata un flop perché «i sistemi di controllo sulle filiere, i monitoraggi, le osservazioni sulle dinamiche dei prezzi possono fare ben poco se poi, individuati i responsabili del problema, non si possono perseguire».
L'aggravio? Dieci euro in più all'anno
Al contrario dà un giudizio positivo della riunione«particolarmente proficua» il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, che osserva come «non ci sia speculazione ma sia necessario lavorare insieme per rafforzare i contratti di filiera» e con un monitoraggio fatto insieme alle associazioni dei consumatori. Parla di«incontro positivo» anche il presidente di Alleanza cooperative agroalimentari, Carlo Piccinini, che prevede un progressivo ritorno alla normalità a partire da settembre. L'Unione Italiana Food ha minimizzato il problema osservando che «seppur i costi rimanessero quelli attuali, non possiamo dimenticare che l'aggravio di spesa per persona all'anno sarebbe di circa 10 euro, ovvero il 16,5% in più su un prodotto che costa in media circa 1,07 euro al pacco». Numeri sono contestati dalle associazioni dei consumatori.
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