Prendersi cura della democrazia significa anche ragionare intorno al "singolarismo". È una esasperazione radicale dell'individualismo. Nessuna categorizzazione o classificazione: il soggetto - unico - le rifiuta e vuole un riconoscimento per ciò che è e vuole essere. È il valore supremo del singolo, tutto il resto è tentativo di omologazione e minaccia per la diversità.
Dietro, e oggi in modo pericolosamente carsico, si nascondono molti problemi sociali ed economici: alla radice, il bisogno (forse peggio: la pulsione) di essere riconosciuti superiori agli altri.
Non è una questione secondaria, mi pare. Si allenta ogni tensione al bene comune e alla giustizia, perché la bilancia sociale si sposta progressivamente dal lavoro al capitale, con redistribuzione degli utili verso l'alto. Il tutto con un presupposto antropologico pessimista: homo homini lupus. Bisogna cambiare registro. Il "berlusconismo", in Italia, e non solo lui intendiamoci, ci ha fatto scivolare progressivamente nel singolarismo.
Contrastare questa deriva significa prendersi cura della democrazia.
C'è un libro interessante che vivamente consiglio, raccolta di saggi scritti in questi ultimi anni da Stefano Zamagni: "Predersi cura della democrazia. Il ritorno dell'Economia Civile" (Ecra, 2023). Da leggere e da discutere.
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