Addio allo Spid? Neanche per sogno. A rilanciare le voci forse è stata la notizia che il ministro degli Interni ha attivato nuove funzioni per accedere facilmente ai servizi della Pubblica amministrazione con la propria carta d’identità elettronica. Dunque la Cie consente di fare le stesse operazioni dello Spid. Ma non cancella lo Spid. Il primo allarme era partito in autunno quando il governo pareva intenzionato a puntare tutto sulla carta d’identità elettronica buttando a mare quello che è un modello in tutta Europa. Ma poi i colloqui con i nove provider ha convinto il governo a cambiare linea: lo Spid non si tocca. Forse più delle parole hanno contato i numeri. Il Sistema pubblico di identità digitale conta quasi 35 milioni di utenti, la Cie 28 milioni. Ma è un altro il dato che forse dà idea del divario che esiste attualmente tra i due sistemi: nel 2022 sono state segnalate 21 milioni di autenticazioni tramite carta d’identità elettronica contro un miliardo ottenute con lo Spid.
Fiore all'occhiello in Europa
Ma è guardando all’Unione Europea che ci si rende conto come il sistema gestito da provider privati (il più grande è Poste Italiane) sia una sorta di fiore all’occhiello. Chi ha puntato sulla Cie come la Germania (sic!) ha fallito: la personalausweis non è mai decollata. Idem in Spagna. Ora ci prova la Francia. Gli stati del Nord Europa, il Belgio, l’Estonia e il Lussemburgo hanno invece scommesso su sistemi di identità simili allo Spid, appoggiandosi al sistema bancario. Nella sostanza si ottiene l’accesso ai servizi della Pubblica amministrazione tramite l’identità bancaria. L’Italia è uno dei pochi Paesi che ha intrapreso un percorso diverso per creare uno schema di identità digitale come previsto da un regolamento europeo del 2014. Senza coinvolgere le banche. Grazie agli investimenti e anche la lungimiranza dei provider. C’è chi dice che sono troppi. Oggi se ne contano una ventina. Ma la pluralità anche in questo caso forse è un bene: la concorrenza garantisce prodotti più performanti. D’altronde non è un caso che l’Italia abbia la leadership nel vasto settore dell’identità digitale: dalla pec alla firma digitale, alla fatturazione elettronica. Ecco perché non avrebbe senso smontare una macchina che funziona tra l’altro andando anche controtempo: dare accesso all’identità digitale (dunque immateriale) attraverso uno strumento materiale come la carta d’identità elettronica, preferendola a un sistema immateriale come lo Spid.
Una conferma che non ci sia alcuna volontà da parte del governo di buttare a mare quella che è un’invenzione che funziona arriva da Carmine Auletta chief innovation& strategy officer di Infocert: «Con la struttura messa in piedi da Alessio Butti, sottosegretario all’Innovazione stiamo lavorando da mesi in sintonia. Non c’è alcuna intenzione di interrompere quel che funziona. Lavoriamo a un sistema di identità digitale comune tra tutti i Paesi della Ue come chiesto dalla Commissione. Il wallet europeo potrebbe contenere l’identità digitale e la versione dematerializzata di documenti come carta d’identità, patente. L’obiettivo è arrivarci in tempi ragionevoli».
Verso il wallet europeo
Nella sostanza si arriverà a unificazione dei due sistemi – Spid e Cie – in continuità, senza dunque cancellare un asset che funziona come quello messo in piedi dai provider privati. Che presto si incontreranno con il governo per rinnovare la convenzione che regola il servizio di digital identity. Intanto potranno contare su 40 milioni una tantum concessi proprio dall’esecutivo con un emendamento al decreto Pnrr “per garantire la sostenibilità degli adeguamenti tecnologici richiesti per la fornitura di servizio di identità digitale con nuove modalità operative imposte dal Pnrr”.
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