Negli ultimi dieci anni, i governi hanno lanciato numerose iniziative per limitare l'evasione fiscale internazionale, ma qual è davvero la situazione attuale?

L’EU Tax Observatory, laboratorio di ricerca creato nel 2021 dalla Commissione europea e co-finanziato dall’Unione stessa, ha pubblicato recentemente il Global Tax Evasion Report 2024, che rappresenta il primo tentativo di riassumere in modo sistematico la massa di dati raccolti a livello mondiale e gli effetti delle nuove policy.

Il laboratorio, che si avvale di un gruppo di ricercatori ospitati presso l’Ecole d'économie de Paris, è stato dotato infatti di competenze uniche sulle questioni di fiscalità internazionale ed è indipendente, pur operando in collaborazione con le autorità nazionali.

Grazie allo scambio automatico di informazioni bancarie, l'evasione fiscale offshore da parte di individui facoltosi è decisamente diminuita negli ultimi dieci anni. Questo successo dimostra che è possibile compiere rapidi progressi se esiste una volontà politica.
Prima del 2013, i nuclei familiari a livello globale detenevano nei paradisi finanziari l'equivalente del 10% del PIL mondiale, la maggior parte del quale (circa il 9%) non veniva dichiarato alle autorità fiscali e apparteneva a persone con un elevato patrimonio netto. Oggi la percentuale sotto forma di asset finanziari offshore resta simile, ma solo il 25% circa di questi redditi evade la tassazione (circa il 3% del PIL mondiale).

Fonte: Global Tax Evasion Report 2024

Nonostante le iniziative politiche ambiziose, il profit shifting verso i paradisi fiscali non sembra diminuire: la stima è di 1.000 miliardi di dollari per il 2022. Si tratta dell'equivalente del 35% di tutti gli utili contabilizzati dalle multinazionali al di fuori del Paese in cui hanno sede. Le perdite in termini di gettito fiscale proveniente dalle società causate da questo spostamento sono significative, l'equivalente di quasi il 10% delle imposte societarie raccolte a livello globale. Le multinazionali statunitensi sono responsabili di circa il 40% del profit shifting a livello globale e i Paesi dell'Europa continentale sembrano essere i più colpiti da questa evasione.

Fonte: Global Tax Evasion Report 2024

La misura dell’imposta minima globale del 15% sulle società multinazionali, adottata da più di 140 Paesi e che aveva suscitato grandi speranze nel 2021, è stata drasticamente indebolita dall’emergere di un numero crescente di scappatoie e genererebbe solo una frazione del gettito fiscale che ci si aspettava. La misura consente anzi tuttora una corsa al ribasso delle imposte sulle società, in quanto permette a questa ultime di mantenere le aliquote fiscali al di sotto del 15% fintanto che continuano ad avere un'attività sufficiente nei Paesi a bassa tassazione. Le multinazionali sono così incentivate a spostare la produzione nei paradisi fiscali, che a loro volta mantengono volentieri le aliquote al di sotto del 15%.

Stanno emergendo nuove forme di concorrenza fiscale aggressiva che incidono pesantemente sulle entrate dei governi. Negli ultimi quindici anni, molti Paesi hanno introdotto regimi fiscali preferenziali per attrarre i gruppi propensi a spostarsi: una strategia valida a livello locale, ma negativa a livello globale, dato che i contribuenti attratti da un Paese riducono la base imponibile dello stesso importo in un altro Paese, e l’ammontare del gettito fiscale globale precipita. Inoltre, si favoriscono le persone facoltose, intaccando la progressività dei sistemi fiscali e aumentando le disuguaglianze.

L'evasione fiscale, compresa la zona grigia ai confini della legalità, avviene sempre più spesso a livello nazionale. Si stima che i miliardari globali abbiano aliquote fiscali effettive pari allo 0% - 0,5% del loro reddito, a causa del frequente utilizzo di società di comodo per evitare la tassazione sul reddito. Finora, non è stato fatto alcun tentativo serio per affrontare questa situazione, che rischia di minare l'accettabilità sociale dei sistemi fiscali in vigore. Negli Stati Uniti, per esempio, l'aliquota fiscale dei miliardari si avvicina allo 0,5%, mentre in Francia è prossima allo 0%. L'utilizzo di holding per la gestione dei patrimoni consente ai ricchi proprietari di società quotate in borsa, che distribuiscono dividendi, di evitare il pagamento delle imposte su quegli stessi dividendi. Nella misura in cui tali holding vengano create con lo scopo di evitare l'imposta sul reddito, possono legittimamente essere considerate più vicine all'area dell’evasione che a quella dell’elusione.

Un’aliquota minima sul patrimonio dei miliardari pari al 2% del loro patrimonio combatterebbe questa evasione e genererebbe quasi 250 miliardi di dollari tassando meno di 3.000 individui. Il numero di contribuenti interessati dalla proposta avanzata nel Rapporto è molto ridoto e l'aliquota fiscale per questi contribuenti (2%) sarebbe comunque molto modesta: per fare un confronto, il reddito dei miliardari globali è cresciuto in media del 7% all'anno a partire dal 1995. In ogni caso, il gettito fiscale potenziale rimane elevato, a causa della concentrazione della ricchezza al vertice della piramide di distribuzione del reddito e delle ridotte aliquote fiscali attuali dei miliardari.

Fonte: Global Tax Evasion Report 2024

Il rapporto formula sei raccomandazioni per conciliare la globalizzazione con la giustizia fiscale. Il punto comune tra tutte queste raccomandazioni è che si concentrano sulla riduzione del deficit fiscale delle multinazionali e degli individui ad alto patrimonio. Il deficit fiscale è la differenza tra quanto questi soggetti pagano oggi in tasse e quanto pagherebbero se le aliquote minime fossero applicate correttamente. La riduzione di tale deficit può non solo generare elevate entrate statali, ma anche contribuire a rendere la globalizzazione più sostenibile dal punto di vista sociale.

 

  1. Riformare l'accordo internazionale sulla tassazione minima delle società per applicare un'aliquota del 25% ed eliminare le scappatoie che favoriscono la concorrenza
  2. Introdurre una nuova tassa minima globale, pari al 2% del loro patrimonio, per i miliardari
  3. Istituire meccanismi per tassare le persone ad alto patrimonio che hanno risieduto a lungo in un Paese e che scelgono di trasferirsi in un altro Paese a bassa
  4. Attuare misure unilaterali per raccogliere parte dei deficit fiscali delle multinazionali e dei miliardari nel caso in cui gli accordi globali su questi temi
  5. Procedere alla creazione di un registro patrimoniale globale per combattere meglio l'evasione
  6. Rafforzare l'applicazione del concetto di sostanza economica e delle norme

La cooperazione internazionale è sempre la strada preferibile, ma i veri accordi globali dovrebbero essere un punto di arrivo piuttosto che un punto di partenza. Contrariamente a quanto molti pensino, è possibile attuare misure ambiziose anche in assenza di coordinamento internazionale. Un messaggio fondamentale del rapporto è che l'evasione fiscale non è una legge di natura, ma una scelta politica.