Il caso più recente è il film più visto su Netflix durante le feste di fine anno: “Glass Onion - Knives Out” di Rian Johnson è stato prodotto direttamente dalla piattaforma americana e proposto ai milioni di abbonati senza la programmazione cinematografica, a parte qualche estemporanea uscita soltanto per una settimana in poche sale.
Negli ultimi anni, infatti, le piattaforme in streaming hanno cambiato strategia: non si limitano a riempire il proprio cartellone di titoli già visti nei cinema ma hanno allargato il loro campo d’azione trasformandosi in società di produzione sempre più importanti a livello internazionale, con registi di fama come Martin Scorsese e Alejandro Inarritu che si sono affidati a loro per dar vita a lavori per cui difficilmente avrebbero trovato i finanziamenti necessari.
Tornando a “Glass Onion - Knives out”, nel 2019 “Knives Out - Cena con delitto” era stato un successo nei cinema di tutto il mondo con un incasso complessivo di 315 milioni di dollari e un utile ragguardevole considerando la cifra di 40 milioni spesa per realizzarlo. Un dato, questo, che non ha però indotto i produttori Media Rights Capital e T-Street a prevedere nuove indagini cinematografiche del detective Benoit Blanc (Daniel Craig): nel progetto è subentrata quindi Netflix mettendone in cantiere un seguito e persino un “numero 3” che vedrà la luce il prossimo anno. E il risultato per la piattaforma di Reed Hastings è stato immediato: 90 milioni di persone nel mondo hanno visto il film nei primi dieci giorni di programmazione, consolidando Netflix come punto di riferimento per gli appassionati della settima arte da vivere in poltrona.
Una Netflix che negli ultimi anni ha anche conquistato un ruolo di primo piano sul mercato cinematografico attraverso la produzione di film importanti, vincitori anche di premi Oscar come “Roma” di Alfonso Cuarón e selezionati per gran parte dei Festival internazionali eccetto Cannes che continua a osteggiarli al contrario della Mostra di Venezia che ne ha contati quattro all’ultima edizione.
A questo proposito, sono eloquenti le parole del direttore Alberto Barbera: «Netflix non ha la ricetta dei capolavoro ma quel che va apprezzato è la volontà di investire nel cinema di qualità quando molti altri, mi riferisco a gli studios hollywoodiani che fino a poco tempo fa erano coloro che garantivano a questo tipo di cinema una continuità e una attenzione, questo merito va riconosciuto. Certi film non sarebbero prodotti se non ci fossero le piattaforme con la libertà di garantire agli autori la possibilità di fare quel che vogliono. Chi avrebbe lasciato a Baumbach o a Iñárritu la libertà di fare film, al di là del giudizio, e il mio è positivo, su due film imperfetti, coraggiosi, autoriali. Credo che da questo punto di vista l'immagine di Netflix ne esca vincente e non come un produttore che ha sbagliato perché non ha portato a casa il Leone d'oro».
La società americana ha iniziato a produrre anche film - non soltanto serie televisive dove continua a regnare incontrastata nonostante l’agguerrita concorrenza di Prime Video, Disney+ e Apple Tv - nel 2014 e la produzione non si è limitata a titoli d’azione o commedie ma anche a opere d’autore (il primo risale al 2015 ed è stato “Beast of no nation” di Cary Fukunaga) come negli anni successivi il premio Oscar “Roma” di Alfonso Cuarón e tre anni orsono “The Irishman” di Martin Scorsese, il maestro del cinema americano che dopo aver più volte affermato che le piattaforme costituivano un pericolo per la settima arte si è poi affidato a Netflix per questo gangster movie approdato anche in qualche cinema italiano («Senza Netflix - disse alla presentazione - non avrei potuto fare questo film. Non volevo attori più giovani, volevo i miei amici: Bob De Niro, Joe Pesci, Al Pacino. Ma per averli ringiovaniti servivano degli effetti speciali d’ultima generazione, sperimentali direi, dunque serviva un budget importante»).
Attualmente, cioè a inizio 2023, Netflix è ancora leader nel mondo fra le piattaforme streaming con 223 milioni di abbonati ma le concorrenti continuano a ridurre il distacco se si considera che la potente Amazon Prime ha superato i 201 milioni, Disney Plus è ora a 164, l’altra americana Hbo Max si è assestata sui 95 milioni. E il bilancio 2022 si è chiuso con ricavi e utili in calo anche se gli abbonati nell'ultimo trimestre (7,7 milioni) è stato migliore delle previsioni. Numeri che forse hanno convinto il co-fondatore Hastinga a un passo indietro: lascia la poltrona da ceo che condivideva con Ted Sarandos. Resterà nel gruppo come presidente esecutivo, ricalcando la scelta di Jeff Bezos di Amazon e Bill Gates di Microsoft.
Per quanto riguarda invece la situazione italiana la società nata nel 1997 nella californiana Scotts Valley vanta ad inizio autunno 2022 ancora una netta supremazia rispetto alla concorrenza: 9 milioni e 200 mila abbonati contro i 7 milioni di Amazon Prime e i 3 milioni e mezzo di Disney+.
Intanto, si tirano le somme per il 2022 nei cinema di tutto il mondo: il box office internazionale ha raggiunto i 26 miliardi di dollari, la parte del leone è ancora degli Stati Uniti e Canada con 7 miliardi e mezzo mentre un mercato solitamente florido come il cinese principalmente a causa del covid si è fermato a 4 miliardi e mezzo. Discorso a parte merita l’Europa dove primeggia la Gran Bretagna con un miliardo e 200 mila, ottimo risultato per la Francia con un miliardo e 100 mila dollari mentre l’Italia si ferma a 325 milioni, circa la metà della cifra raccolta nel 2019, l’ultimo anno senza la pandemia.
La guerra ha invece stravolto il cinema in Russia: gli Stati Uniti boicottano Mosca non distribuendo i loro film, notevole la perdita di pubblico e di conseguenza al botteghino.
© Riproduzione riservata