Ci risiamo. L'Italia riscopre percentuali di crescita zero virgola. Le perfomance degli ultimi due anni sono ormai un ricordo. L'ultima conferma è arrivata dall'Fmi, il Fondo monetario internazionale che ha declassato le stime del Pil dell'Italia per il 2023 e il 2024 nell'ambito della generale frenata dell'economia globale e in particolare di quella europea. Per il 2023 il "World Economic Outlook" presentato dall'Fmi all'assmblea annuale a Marrakech, vede una crescita dello 0,7%, con un taglio di 0,4 rispetto alle previsioni di luglio, quando erano state invece corrette al rialzo. Anche per il 2024 l'Italia crescerà dello 0,7%, con una limatura di 0,2 rispetto alle precedenti stime. Il capo economista Pierre Olivier Gourinchas spiega la scelta così:«Abbiamo ridotto le stime perché l'Italia, dopo un primo trimestre solido, ora sta scontando un indebolimento del settore manifatturiero industriale e un calo negli investimenti dell'edilizia. Penso che sia una di quelle economie dove da una parte ci sono state alcune notizie positive come i fondi Pnrr ma dall'altra c'è stato un indebolimento dell'economia,. Anche il settore dei servizi sta attraversando una fase di debolezza».
E ad aggiungere altre ombre sul futuro arriva Bankitalia. Dall'ultima indagine dell'Ufficio studi di via Nazionale emerge che «le valutazioni delle imprese italiane sulla situazione economica del Paese e le attese sulle proprie condizioni operative sono significativamente peggiorate». Il sondaggio è più recente di tanti altri studi su trimestrali e semestrali ormai dimenticate. E' sato condotto tra il 2 agosto e il 13 settembre in aziende con almeno 50 dipendenti. In sintesi «Le condizioni sono peggiorate rispetto a quelle del trimestre precedente, sebbene le difficoltà legate al costo dei beni energetici si siano ulteriormente attenuate. La dinamica della domanda complessiva si è deteriorata, risentendo del calo della componente estera per la prima volta dalla fine del 2020». Anche le prospettive sulle vendite si sono indebolite, pur rimanendo nell'insieme favorevoli.
Con questo quadro dovrà fare i conti il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e i suoi tecnici nel redigere la prima vera manovra del governo Meloni. Ma la riduzione della stima della crescita da 0,9 a 0,7 - se l'Fmi alla fine avrà ragione - finirà per pesare sul deficit. Destinato ad allargarsi ancora.
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