Non solo in America e in Inghilterra, l’inflazione frena anche in Italia. A ottobre la corsa dei prezzi vede un «netto calo» - sono parole degli analisti dell’Istat – scendendo a +1,7%. Per ritrovare un simile dato bisogna tornare indietro di più di due anni, al luglio 2019. «La drastica discesa del tasso di inflazione si deve in gran parte all'andamento dei prezzi dei beni energetici, in decisa decelerazione tendenziale a causa dell'effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022, quando si registrarono forti aumenti dei prezzi del comparto» si legge nella nota Istat. Dunque merito soprattutto del forte rallentamento dei prezzi energetici sia non regolamentati (da +7,6% a -17,7%) sia regolamentati (da -27,9% a -31,7%). Per contro c’è stata un’accelerazione dei prezzi dei servizi legati all'abitazione (da +3,7% a +4,0%) e di quelli relativi ai trasporti (da +3,8% a +4,0%). L'inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,7% per l'indice generale e a +5,1% per la componente di fondo.
Il carello della spesa
E il carrello della spesa? Rallenta, sia pure a un passo più lento. Ancora l’Istat: «A ottobre rallentano ulteriormente in termini tendenziali i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +8,1% a +6,1%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +6,6% a +5,6%) dando un contributo al ridimensionamento dell'inflazione». La sintesi: grazie alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari, il cui tasso tendenziale scende al +6,3%, c’è una frenata alla crescita su base annua dei prezzi del "carrello della spesa" (+6,1%).
Confesercenti: quadro incerto
Tutto bene? Le associazioni consumatori frenano gli entusiasmi. Il Codacons parla di effetto ottico e sostiene che per le spese alimentari gli italiani spenderanno comunque 523 euro in più di un anno fa, l’Unc sottolinea che i prezzi dei prodotti sono sempre gli stessi e Assoutenti giudica positiva la frenata ma invita «a tenere alta la guardia sui prezzi al dettaglio perché i listini potrebbero subire a breve nuovi scossoni al rialzo». Neanche Confesercenti rivela troppo entusiasmo: «L'inflazione rallenta ma l'allarme inflattivo non è ancora definitivamente rientrato ed il quadro resta ancora incerto. Le stime definitive di Istat sulla dinamica dei prezzi di ottobre sanciscono, infatti, la forte decelerazione di questo fine d'anno anche se, come già da tempo previsto, il tasso medio annuo dovrebbe confermarsi comunque su un livello ancora elevato: tra il 5,7% ed il 5,9%. E tutto questo soprattutto per merito degli energetici».
Urso e gli altri Paesi
Il più contento alla fine è il ministro Adolfo Urso: «I dati dell'Istat sono indiscutibili. Vi è un crollo dell'inflazione nel nostro Paese. L'anno scorso in ottobre eravamo al 12,8%, quest'anno siamo al di sotto della media europea e di tutti gli altri grandi Paesi con cui dobbiamo confrontarci, Germania, Francia e Spagna e sul calo che è dovuto certamente un fattore congiunturale, contribuisce anche l'iniziativa del governo sul carrello tricolore». Voilà.
Gentiloni: un anno difficile
E in Europa? La Commissione europea stima che l'inflazione complessiva nell'area dell'euro scenderà dal 5,6% nel 2023 al 3,2% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. Nell'Ue – quella che comprende tutti i 27 Paesi - prevede l'inflazione in calo dal 6,5% nel 2023 al 3,5% nel 2024 e al 2,4% nel 2025. Il riassunto lo fa il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni: «Ci stiamo avvicinando alla fine di un anno difficile per l'economia dell'Ue. Le forti pressioni sui prezzi e la stretta monetaria per contenerle, nonché la debolezza della domanda globale, hanno messo a dura prova famiglie e imprese. Guardando al 2024, prevediamo un modesto aumento della crescita, poiché l'inflazione si allenta ulteriormente e il mercato del lavoro rimane resiliente». Ma c’è un aspetto positivo: il mercato del lavoro resta forte.
© Riproduzione riservata