Giuseppe, 68 anni, pensionato di Pordenone ha tra le mani la distinta dell'ultima pensione, quella ricevuta a inizio di settembre. E' più magra del solito, mancano 180 euro. Quelli che l'Inps gli ha sottratto come prima rata di un debito che si prolungherà per dieci anni. Tutta colpa di un lavoretto. E lui aggiunge dell'onestà. La storia è questa. Nel 2019 Giuseppe con 42 anni e 10 mesi di contributi va in pensione grazie a quota 100. Allo sportello dell'Inps gli annunciano un assegno da 1088 euro ogni e mese e gli fanno una raccomandazione: per i prossimi cinque anni non può accettare alcun lavoro, se lo ricordi. Qualche mese dopo un amico che gestisce un centro commerciale lo chiama per sistemare alcuni scaffali sapendo che lui è la persona giusta per risolvere il problema. «Non posso, l'Inps me lo vieta» è la risposta di Giuseppe.
Ma dopo qualche mese lo chiama l'amministrazione del centro commerciale: «Abbiamo verificato, il lavoro che le proponiamo noi non crea problemi per la sua pensione». Giuseppe allora accetta l'incarico. In due giorni risolve il problema lavorando il primo un'ora e mezzo, il secondo 40 minuti. Riceve trenta euro di compenso. Mesi dopo si vede recapitare una raccomandata dell'Inps: «Non avete rispettato l'obbligo di non lavorare fino al 2025, dovete restituire l'intera pensione dell'anno». Giuseppe è disperato, non crede ai suoi occhi. Va all'Inps, va all'amministrazione del centro commerciale che lo aveva assunto per due ore e 20 minuti di lavoro e infine va da un avvocato. Ma non c'è niente da fare, è la burocrazia.
Lui si sfoga con "Il Messaggero di Pordenone":«Pago per la mia onestà. Avessi lavorato in nero come fanno in tanto ora non mi troverei nei guai. Ma io sono stato abituato alla lealtà e ho chiesto di essere messo a posto per quel lavoretto di due ore». Il suo legale Luca Scandurra sta ancora cercando una via d'uscita, l'appiglio per un ricorso. Ma intanto Giuseppe ha cominciato a pagare il suo debito d'onestà come lo definisce lui. E così i suoi 1088 euro al mese sono diventati poco più di 900. E neanche la lettera che ha scritto alla premier Giorgia Meloni ha sortito effetti. E' più facile pagare il conto dimenticato da un gruppo di turisti in un ristorante dell'Albania che correggere lo storture della burocrazia in Italia.
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