Il Brent, il petrolio estratto nell’area del mare del Nord, ieri è cresciuto di un altro 1,5% raggiungendo quota 95 dollari al barile. Non accadeva da un anno. E il Wtj, a New York, ha superato di un soffio i 93 dollari. Insomma, più di un analista ora non vede impossibile raggiungere la quota psicologica dei cento dollari. Molti indicano dietro il costante rialzo del greggio la mano della speculazione più che la scelta di Russia e Arabia Saudita di prolungare a fine anno i tagli alla produzione proprio per favorire quotazioni migliori. E in effetti da giugno a oggi il prezzo ha guadagnato un 30%.  Il ministro dell'Energia dell'Arabia Saudita, il principe Abdulaziz bin Salman,  ha sottolineato che la mossa dell’Opec punta anche a limitare la volatilità e mettere in guardia sulle incertezze economiche globali legate alla domanda che quest'anno toccherà il record di 103 milioni di barili quotidiani. Alla faccia della decarbonizzazione del pianeta.

Il primo impatto lo si avverta alla pompa di benzina.  Petrolio ai massimi dell’anno significa carburanti sempre più cari  anche rispetto ad agosto quando era entrata in gioco anche la speculazione. Secondo la rilevazione settimanale del Mase, la benzina è salita a 1,997 euro al litro e il gasolio viaggia su 1,924. In autostrada in realtà la verde si trova mediamente a 2,078 ed è oltre i 2 euro in 17 regioni. E sono quotazioni destinate ad essere ritoccate all’insù nei prossimi giorni mentre il governo - a corto di soldi per la prima vera finanziaria del centrodestra - esita sulle misure da adottare per ridurre l'impatto sui consumatori. A cominciare dal taglio delle accise praticato dal governo Draghi e cancellato dalla Meloni non appena i prezzi erano scesi a quote più abbordabili.

Ma il caro petrolio sta allarmando tutto l’Occidente, America compresa. Negli Usa la benzina vola a 3,88 dollari al gallone ovvero 1 dollaro al litro, un prezzo dimezzato rispetto all’Italia, ma caro, molto caro per gli americani. Tanto da incidere sull’inflazione, compromettendone la discesa:dopo aver toccato i minimi a giugno, lentamente la corsa dei prezzi sta risalendo al 3,7% negli Usa e al 4% in Canada. Balzi che potrebbero influire sulla decisione della Fed chiamata domani a decidere su un eventuale rialzo dei tassi in America.

Per ora il rialzo dei carburanti ha pesato meno sul dato dell'inflazione dell'eurozona di agosto, che ha rallentato al 5,2%, meglio delle previsioni degli analisti. Ma settembre il trend potrebbe invertirsi sotto la spinta dei carburanti, proprio come è già avvenuto oltreoceano.