Elena Piastra, sindaca di Settimo, città dell’hinterland di Torino, con 45 mila abitanti, guida uno dei 159 comuni virtuosi d’Italia su 4000. Quando avete detto sì al bilancio sociale?
«Siamo partiti con il bilancio pop subito, appena eletti, nel 2019. Poi negli ultimi due anni siamo passati al bilancio sociale. Volevamo rendere leggibile uno strumento complicato come i conti del Comune per coinvolgere davvero i cittadini nella gestione della cosa pubblica. Ma per farlo la gente deve essere informata, deve poter accedere alle informazioni e soprattutto deve essere messa nelle condizioni di capirlo un rendiconto. E il bilancio pop è la via migliore per tradurre in un linguaggio accessibile a tutti il consolidato».
E quali risultati avete ottenuto?
«Le faccio un esempio concreto. Noi ogni mese organizziamo un incontro con i residenti nei vari quartieri della città. Si parla ovviamente di manutenzione: dalla buca non riparata alle strisce sbiadite. E la gente spesso si lamenta per il mancato intervento. Due settimane fa durante l’incontro per presentare il bilancio consolidato abbiamo spiegato come cresce la spesa sociale del Comune, quanti soldi spendiamo per fronteggiare l’emergenza abitativa ospitando in albergo le famiglie sfrattate. Di fronte a queste cifre, spiegate in modo chiaro grazie anche all’assessore al bilancio Luca Rivoira che ha condiviso sin da subito il progetto pop, la gente si è dimostrata più tollerante nell’accettare la buca non riparata o la panchina sfasciata. Ma ecco bisogna spiegarle le cose. In modo semplice, chiaro. E trasparente».
Dunque che giudizio dà del bilancio sociale?
«Utile se inserito in un insieme di strumenti che rendano più trasparente la macchina pubblica. Da solo non basta. Anche se stimola il coinvolgimento e il confronto, raccoglie dati e li riorganizza per renderli leggibili così che la gente possa capire quali sono le azioni del Comune. Però è uno strumento che richiede tempo e che deve poter contare sulla disponibilità dei tecnici del bilancio».
Qual è stato il riscontro tra i cittadini?
«Forse il termometro più immediato è la sala sempre più piena e ancora di più il gran numero di domande che vengono fatte. Sentire i concittadini chiederti perché il Comune ha un certo debito residuo è forse la miglior prova che l’obiettivo è stato centrato».
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