Pare lo abbiano capito: non favorire i pagamenti elettronici è anti storico e favorisce l’evasione fiscale. Gesù Bambino, per fortuna, porta in dono un po’ di buon senso a una compagine governativa che sembra già in affanno. La crociata NoPos si conferma per quello che era chiaro fin da subito: un errore nella forma e nella sostanza.

Come cittadino consumatore ne sono lieto. Però, come cittadino contribuente, a una manciata di giorni dalla fine dell’anno, con la Legge di bilancio ancora in alto mare, invece credo di aver tutto il diritto di essere preoccupato.

Domenica sera, un Carlo Calenda come al solito piuttosto ruvido, ha detto al duo Parenzo-De Gregorio, su La7, che l’esercizio provvisorio, in caso di mancata approvazione entro l’anno della legge più importate per la vita dello Stato, potrebbe, per assurdo, essere accolta dai mercati assai meglio di una brutta legge finanziaria. Sarà, ma a me lo scenario pare per nulla tranquillizzante.

Se governassero invece di perdere tempo in battaglie di retroguardia, sarei più sereno.

Certo, potrei consolarmi sapendo che comunque a supervisionare e avallare la Legge di bilancio ci saranno la Commissione Europea, Ursula Von der Layen e il nostro Paolo Gentiloni. Potrei, ma non posso.

Il Parlamento Europeo, la cui maggioranza tiene in vita la Commissione, gode al momento di una reputazione che è ai minimi termini.

La procura belga sostiene che un buon numero di europarlamentari (con i nostri in prima fila, ovviamente) abbia intascato congrue somme di danno in modo improprio dalle monarchie del Marocco e, soprattutto, del Qatar: uno stato grande poco più della Basilicata, abitato da poco meno due milioni e mezzo di persone (come Roma) e un Pil pro-capite spaventosamente alto.

Scopo di tanta generosità verso i nostri rappresentanti a Bruxelles: convincere l’opinione pubblica europea che tra le dune del Qatar va tutto bene e che scorrono fiumi d’ambrosia, in un clima di placida tolleranza.

Rimanendo sul filo delle certezze che scricchiolano e delle combinazioni che affascinano, vale la pena ricordare che la nazionale di calcio del Marocco ha stupito il mondo ai Mondiali appena conclusi proprio in Qatar. E che quei Mondiali che sono stati assegnati ai qatarini grazie a munifiche elargizioni di denaro in seno alla Fifa, Fédération Internationale de Football Association, ente organizzatore del torneo con sede a Zurigo. Soldi arrivati in modo talmente copioso e capillare che anche in Svizzera sono piovuti, qualche anno fa, arresti e dimissioni di massa.

Gli emiri volevano i Mondiali in Qatar.

Sapendo che non avrebbero avuto alcuna chance di ottenerlo hanno fatto la cosa più facile: se lo sono comprato.

Non è tutto. A vincere il torneo è stata l’Argentina, il cui capitano e uomo simbolo, Lionel Messi, è da un anno e mezzo la stella indiscussa del Paris Saint Germain, squadra di proprietà di un fondo sovrano del Qatar e compagine più titolata di Francia. Francia che, vedi il destino a volte è strano, ha perso la finale contro i meno quotati argentini, pur essendo guidata dall’altra stella del Paris Saint Germain, Kylian Mbappé, che guadagna circa 200 milioni di euro all’anno e che si appresta a diventare il calciatore più forte e ben pagato del pianeta. Messi, che non è più un ragazzino, ne guadagna solo la metà. Insomma, comunque vada, per il Qatar,  è sempre e comunque win win.

Per la cronaca: ho tifato Argentina, nazione dall’economia stabilmente scalcagnata, perchè il 50% della popolazione può vantare un discendente italiano, da Papa Bergoglio a, appunto, Leo Messi. È anche perchè è il Paese che ha dato i natali al Pibe de Oro, Diego Armando Maradona, facendone così la vera Terra Promessa del football, checchè ne pensino in Qatar.

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A corollario di tutto ciò la Comunità Europea, in un moto comprensibile di autodifesa a fronte delle indebite ingerenze, ha dichiarato una sorta di guerra diplomatica verso lo sfrontatissimo Governo del Qatar, che in tutta risposta minaccia di fermare le esportazioni di gas, di cui è ricchissimo, verso l’Europa. 

Visto che che da marzo ricostruiremo le nostre riserve di gas rinunciando in toto (e giustamente) a quello russo, mi chiedo: che cosa potrà andare storto?