Perciò, nel periodo breve, se si ha una crisi negli Stati Uniti, si assume che l'Europa non avrà una politica economica attiva, mentre se si ha una crisi in Europa, gli Stati Uniti comunque reagiranno. Si ha, in conclusione, la conferm dell'assimetria osservata: la crisi statunitense è per tutti, quella europea è circoscritta.
Ma attenzione: non si guadagna necessarimente di più a fare la balena. Se, infatti, si prende il titolo di stato tedesco a lungo termine su un arco temporale di decenni e lo si trasforma in dollari, e poi si confronta il suo andamento con quello della borsa statunitense, alla fine il Bund ha reso di più (sic!). Ossia, una politica volta al controllo nei decenni della spesa pubblica, alla bassa inflazione, e alla moneta forte ha, alla fine, generato un'attività finanziaria più attraente.
Come che sia, seguendo le vicende correnti si osserva bene la differenza fra le balene e gli orsi (3). Nell'Europa dell'euro è ormai prevalsa una politica fiscale che possiamo definire della “contrazione espansiva”. Ossia, i deficit pubblici sono ridotti fino ad annullarli (= bilancio in pareggio). Da una parte la domanda aggregata cade per effetto della contrazione fiscale, dall'altra (e questa è l'aspettativa) la domanda aggregata cresce, perché torna la fiducia nella tenuta del sistema. Sistema che sarebbe potuto deragliare per effetto della crisi dei debiti pubblici, che avrebbe messo in difficoltà le banche (in quanto ne sono detentrici di una quota cospicua) e quindi il credito alle imprese.
È il contrario di quello che è stato fatto negli Usa. Le imposte furono ridotte da Bush e da Obama e gli aiuti alle famiglie accresciuti (attraverso gli incentivi per ridurre il peso dei mutui ipotecari e gli aiuti diretti volti a garantire una base all'alimentazione, i food stamps) per evitare che ci fosse una caduta della domanda tale da far avvitare il sistema. Il deficit pubblico statunitense per effetto delle maggiori uscite e minori entrate è quasi raddoppiato. Il fattore scatenante l'azione intrapresa è stata la caduta della ricchezza delle famiglie, dovuta essenzialmente alla gran caduta del valore degli immobili. Una caduta di quelle proporzioni avrebbe potuto deprimere i consumi in maniera incontrollata (4).
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