Perché non bisognerebbe liberalizzare?
Le proposte di liberalizzazione vengono spesso seguite da critiche e distinguo, sollevati solitamente dalle categorie interessate.
La critica più comune riguarda la necessità di avere barriere all’entrata per garantire la qualità del servizio, perché il consumatore non conosce e non è in grado di valutare la qualità del servizio offerto (asimmetria informativa). Si tratta di un argomento debole sotto due punti di vista.
Da un lato è difficile stabilire a priori quale sia il livello di qualità minimo accettabile. Dall’altro è difficile sostenere che i criteri per l’adesione a un albo o per l’acquisizione di una licenza diano effettive garanzie di qualità. L’esame di abilitazione iniziale, per quanto selettivo, non garantisce che il professionista si aggiornerà e sarà in grado di mantenere un livello di eccellenza lungo tutta la carriera (anche se si possono imporre obblighi in termini di formazione continua). Inoltre, per alcune categorie (vedi tassisti e farmacisti), l’acquisizione di una licenza è legata prevalentemente alla capacità/disponibilità a sostenere il costo di acquisizione della licenza stessa, più che al superamento di una specifica selezione. Può così capitare, ad esempio, che ottimi laureati in farmacia vengano espulsi dal mercato da laureati non di per sé migliori, ma in possesso della licenza.
Inoltre, il mercato offre soluzioni alternative che, per quanto imperfette, non è escluso che funzionino meglio rispetto alle barriere all’entrata poste dagli ordini professionali. Il tema delle asimmetrie informative è ben noto in economia ed è stato ampiamente studiato. Già il primo articolo che apriva la strada a questo filone di ricerca, il famoso “The Market for 'Lemons': Quality Uncertainty and the Market Mechanism” di G.A. Akerlov (Quarterly Journal of Economics, 84, 3, 488-500), indicava alcune potenziali soluzioni. Tra queste, la possibilità di lanciare segnali sulla qualità del servizio (un avvocato laureato a pieni voti e con molti riconoscimenti professionali trasmetterà un segnale positivo al potenziale cliente), la possibilità di creare brandche garantiscano un livello di qualità elevato (si pensi a un grande studio professionale che per tutelare il proprio nome recluta solo professionisti molto capaci), o di trasferire il rischio della bassa qualità a terzi (tramite garanzie o assicurazioni contro eventuali danni dovuti alla bassa qualità del servizio).
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