Perché è importante liberalizzare?

Analizzata l’origine del problema, cerchiamo di capire perché è importante rimuovere almeno in parte quelle regolamentazioni che “bloccano”, in troppi settori, l’economia italiana.

La prima ragione economica per ritenere importanti le liberalizzazioni è costituita proprio dalla perdita netta di benessere generata dalle restrizioni a prezzi/quantità. Oltre a trasferire parte del benessere dai consumatori ai produttori, i limiti imposti dalle regolamentazioni fanno si che il benessere totale diminuisca. Può tuttavia essere dimostrato come, in molti casi, questa perdita di benessere non sia eccessivamente elevata. Ciononostante, vi sono altri motivi che giustificano l’enfasi sul processo di liberalizzazione del sistema economico.

L’efficienza allocativa è uno di questi. Le barriere all’entrata fanno sì che l’offerta in un determinato settore non si adegui in maniera ottimale alla domanda, ma che lo faccia solo in modo parziale e in un arco temporale dilatato. E le tariffe imposte fanno sì che i prezzi perdano quella funzione di segnale lanciato dal mercato per indicare scarsità o abbondanza nella fornitura di un bene. Pertanto, nei settori liberalizzati, le quantità prodotte si adattano velocemente all’offerta; in quelli non liberalizzati si adattano invece solo in maniera molto imperfetta (ad esempio con l’emissione periodica di nuove licenze).

Un altro aspetto importante è costituito dal sistema di incentivi. In un mercato non regolamentato, ciascun produttore viene ricompensato per il valore marginale che la sua attività apporta all’economia. A fronte di scarsità di un determinato bene, si creeranno gli incentivi affinché nuovi operatori affluiscano al settore. In un mercato regolamentato, la scarsità dell’offerta è strutturale e quindi la remunerazione per l’attività maggiore rispetto a quello che sarebbe in assenza di vincoli. Gli incentivi non spingono perciò a indirizzarsi verso i settori più produttivi, ma a lottare per acquisire rendite di posizione (rent seeking). Ecco quindi che un genitore potrebbe essere più propenso a fornire disponibilità finanziarie al figlio per comprare una licenza di taxi piuttosto che investire soldi nella sua formazione (lasciando il mestiere di tassista a chi sarebbe disposto a farlo anche per un compenso minore). Oppure, un giovane figlio di avvocato potrebbe essere incentivato oltremodo a proseguire nella professione, anziché diventare, ad esempio, un buon manager. Sommate, tutte queste distorsioni rendono il sistema economico nel suo complesso scarsamente efficace.

 

Infine, nei settori pesantemente regolamentati la qualità dell’offerta verso il consumatore è spesso meno soddisfacente. Vi è meno differenziazione nelle modalità di erogazione del servizio. Per controllare gli operatori ed evitare deviazioni unilaterali, spesso viene imposto un servizio standardizzato. E ci sono meno incentivi all’innovazione, perché non se ne potrebbero comunque internalizzare i benefici.