4. Ciò che alla fine ci impedisce di uccidere chi reputiamo essere un tiranno e ci consente di togliergli il potere senza per questo dovergli togliere la vita è quella cosa bellissima che accadde nell'anno 1800 quando, per la prima volta nella storia, un politico in carica riconobbe la vittoria dell'avversario lasciandogli il posto.
Si tratta della cosiddetta "rivoluzione del 1800", l'anno in cui Thomas Jefferson vinse contro il presidente in carica, John Adams. Adams non la prese bene. Non parlò a Jefferson per i vent'anni successivi.
Prima di lasciare la Casa Bianca fece tutto quello in suo potere per mettere i bastoni fra le ruote all'avversario, compreso i "midnight appointments", gli incarichi firmati in extremis ai propri sostenitori e in sfregio all'avversario. (Uno di questi incarichi, quello a John Marshall, cambiò la storia giuridica degli Stati Uniti, e forse dell'intero modo civile, visto che fu Marshall ad imporre il principio e la prassi attinente alla revisione costituzionale delle leggi in sede di Corte Suprema).
Ma di fronte alla vittoria elettorale dell'avversario, Adams fece le valige. Era nata la democrazia. Senza scomodare Freud e Jung per spiegare che cosa sia, da dove venga, quella profonda pulsione di morte che vorrebbe l'annientamento della vita stessa dell'avversario, sappiamo la democrazia è l'antidoto.
E la democrazia si fonda proprio sul riconoscimento dell'avversario. Riconoscimento che non passa per l'amore forzato di chi non amiamo, ma dell'amore per le regole con le quali ci opponiamo gli altri. Sono queste regole che ci allontanano dalla violenza politica che abbiamo visto in atto in Libia e che non vorremmo più rivedere in Italia sotto le mentite spoglie dell'antiberlusconismo violento "suo malgrado".
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