3. Quello che preoccupa vedendo in televisione le immagini della morte di Gheddafi è che se un tempo ci saremmo potuti dire cose del genere qui non potrebbero mai accadere, il ritorno di una certa tolleranza verso la violenza politica ci lascia preoccupati.
Basta leggere l'articolo che l'autore di Sentimenti sovverisvi ha pubblicato sul Fatto quotidiano il giorno del decennale degli scontri al G8 di Genova. In quell'articolo, chi in forma romanzata si scopriva "suo malgrado" a desiderare la morte di Berlusconi, coltiva ancora l'idea che Carlo Giuliani si fosse solo indignato dell'attacco a sorpresa della polizia, e che non fosse coinvolto nelle violenze, per poi insinuare l'idea che a causare gli scontri sarebbero stati dei provocatori (poliziotti?) vestiti da black block.
Quindi chi scopre "suo malgrado" di volere la morte del tiranno, coltiva anche l'idea che di fronte alle provocazioni del potere anche un pacifico dimostrante possa, "suo malgrado", scoprire in sé la tenebra necessaria per linciare un poliziotto.
Nell'articolo del Fatto quotidiano, ripreso dai siti di La Repubblica e di Micromega, Ferrucci si pone alla testa del corteo dei disobbedienti insieme a Luca Casarini, e di lì profetizza: "Los indignados, da noi, ci fossero, occupassero le piazze, urlassero la loro collera al mondo, sarebbero dipinti come dei black block".
Gli scontri del 15 ottobre 2011 in Piazza San Giovanni hanno dimostrato una volta per tutte che chi coltiva la violenza politica non viene da Marte e non è un infiltrato.
Dietro le acrobazie usate per dipingere Carlo Giuliani come un bravo ragazzo che di fronte all'attacco immotivato della polizia si è indignato lasciandosi andare "suo malgrado" alla violenza ci sono sentimenti d'odio che a stento possono essere contenuti e che è il compito stesso della civiltà contenere.
Se potessero, queste persone non solo vorrebbero morto Berlusconi ma lo farebbero a pezzi come si fece scempio del cadavere di Mussolini prima di appenderlo per i piedi in Piazzale Loreto.
Non è accaduto molto tempo fa. Era il 1945, l'altro ieri come direbbe il Conrad di Cuore di tenerba. Come l'altro ieri era il giorno in cui i romani uccisero Cola di Rienzi facendo scempio del suo cadavere.
Quand'ebbero finito, l'appesero per i piedi come sarebbe poi accaduto a Mussolini e lo lasciarono marcire al sole. Psichicamente, una parte dell'Italia contemporanea è lì, ad un passo dall'impulso sordo al tirannicidio.
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