L’avvenimento della settimana è l'emersione del problema dei debiti pubblici. Riportiamo il primo commento a caldo dell’avvenimento, un’aggiunta successiva, infine alcuni grafici sugli andamenti delle azioni.
Nota scritta la mattina del 21 maggio
I paesi maggiori con i bilanci pubblici più fragili sono la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Hanno un deficit che tende al 10% e un debito pubblico che tende al 100%. Inoltre, avendo un deficit elevato nei conti con l’estero, debbono importare capitali. A questa fragilità pubblica si deve aggiungere quella privata: gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sono fra i paesi con il debito delle famiglie maggiore (1). In particolare, nel caso britannico, il mercato immobiliare è ancora teso (2).
Queste vicende sono note (3), ma sono state oscurate negli ultimi due mesi dall’ascesa dei mercati azionari. Il primo campanello d’allarme lo aveva suonato l’Ocse (4), poi la Commissione europea, poi il Fondo Monetario (5).
Adesso che la dinamica negativa del debito pubblico (6) non può più essere – usiamo volutamente questo termine psicanalitico – «rimossa», sarà interessante osservare come si argomenterà per invitare il grande pubblico (7) a partecipare alla ripresa dei mercati azionari.
(3) Il Regno Unito che chiede aiuto al Fondo Monetario?
(4) La solidità dei bilanci pubblici
(5) Asset allocation strategica. Maggio 2009
(6) La settimana dei mercati / VIII
Nota aggiunta alle 19.45 (ora italiana)
La nostra tesi – da tempo – è che le azioni non hanno il motore degli utili, mentre le obbligazioni dovrebbero flettere perché la crescita del debito pubblico spingerà in alto i rendimenti. Oggi potrebbe essere il giorno in cui inizia – stavolta urbi et orbi – la dinamica che combina le azioni deboli e i rendimenti delle obbligazioni a lungo termine in ascesa. Potrebbe essere oggi proprio perché scoprire che nientemeno la Gran Bretagna ha un debito pubblico «dubbio» potrebbe essere il catalizzatore del processo. Qualche giorno fa il debito pubblico del Giappone era stato messo sotto osservazione, oggi è stato il turno di quello inglese, resta da vedere come si comporteranno le agenzie di rating con quello statunitense.
Il primo grafico mostra la flessione della borsa statunitense; il secondo, quello davvero importante, l’improvvisa ascesa dei rendimenti dei T-Bond. (Si noti che il modello di chi nega l’esistenza di un problema legato al debito pubblico e vede arrivare la ripresa, richiede che il giorno in cui la borsa flette anche i rendimenti delle obbligazioni debbano flettere, non salire; ossia, per chi vede la ripresa, quando le attività rischiose scendono, quelle meno rischiose salgono: il modello della ripresa non ammette che le prime flettano e le seconde pure).
Nota aggiunta il 23 maggio
Da due settimane i mercati azionari hanno frenato la propria ascesa. Il nostro arcobaleno, che è una regressione non lineare dei prezzi delle azioni a 75 e 150 giorni, mostra che a 150 giorni – la tendenza di medio termine, misurata dalla curva blu, quella che parte dall’inizio della parte peggiore della crisi – è in leggera ascesa, mentre quella di breve termine (sempre la linea blu), che parte dal 2009, è diventata piatta. Questo andamento è comune agli Stati Uniti, all’Europa e al Giappone. Riportiamo solo i grafici relativi all’Italia.
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