Che cosa c’è di nuovo?
Che si è liquefatta la destra, posto che sia mai esistita, tra centrodestra e destracentro. Moderati veri, liberali convinti o critici; piccoli borghesi del ceto medio imprenditoriale; partite Iva ben laureate e nuovi professionisti che si turavano il naso: ora non possono più. E non ne possono più. L’aria è diventata davvero poco respirabile, a destra, per chi ha un pizzico di dna liberal.
E dove andranno?
Un premio verso i partiti che non hanno lasciato Draghi ci sta. Ma i lidi della sinistra sono stati bagnati troppo a lungo dal campo largo verso Conte che scommetterei in un rischioso aumento dell’astensionismo, che peraltro andrebbe disinnescato. Magari con un’offerta nuova ed attraente.
Il tempo sarà tiranno?
Sì, da qui al 25 settembre non è facile che si formi un’offerta politica alla Emmanuel Macron. Non per mancanza di un elettorato di riferimento, per quanto minore rispetto a quello francese: per mancanza di un leader.
Ci sono personalità all’orizzonte?
No. Almeno così sembra. Renzi e Calenda sono frenati dalla loro storia (Calenda avrebbe dovuto vincere il Campidoglio per provarci. Al casinò delle elezioni chi punta vuole un cavallo sicuro, per cambiare il proprio). Draghi come Monti no, non lo vedo. Brunetta ha passato l’età. La Gelmini? Se tutti, ma proprio tutti, quelli dell’area lib la volessero. E non è più tempo neppure per la brava Bonino.
Il tempo è scaduto?
Quasi. Se c’è liquefazione di voti e consensi un recipiente di raccolta avrebbe senso, a patto che siano tutti allineati dietro a dargli forza e di trovare un Macron.
Quello francese, del resto, non veniva dalla politica ma dall’Ena e da una banca d’affari. A un imprenditore, dopo la parabola di Berlusconi, non crederebbe più nessuno. Ma anche se da un milieu serio professionale e liberale venisse fuori un emergente, di qui al 25 settembre ci vorrebbe come minimo una macchina organizzativa e di pr di proporzioni gigantesche per farlo votare. Sempre ammesso che tutta la polvere di stelle cadenti e cadute che è addensata al centro decida di gravitarvi attorno e di non tentare lo sprint personale. Insomma, è uno scenario molto complesso.
Ci vorrebbe una personalità come Macron?
Sì, ci vorrebbe. Tecnico. Bravo. Disinteressato. Uno come Macron, quel pizzico trasgressivo che lo fa piacere a chi detesta i primi della classe che sono accettati soltanto se hanno lati umani di accettabile corruzione della morale borghese. Si potrebbe provare a cercarlo. Tra i quarantenni e i cinquantenni, non oltre, però. Sapendo che con tutta probabilità le elezioni del 25 settembre saranno un flop. Segneranno uno stallo o un disastro. Ne seguiranno altre a breve di elezioni, magari nel 2023, e per allora il tempo ci sarebbe.
Ma il Macron italiano, chi ce l’ha?
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