Durante l’Ecofin di questi giorni a Santiago de Compostela il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha chiesto ufficialmente che gli investimenti fatti nell’ambito del Pnrr e le spese militari per aiutare l’Ucraina siano scorporate dal deficit. Lo scorporo sarebbe temporaneo, fino al 2026, anno in cui termina Next Generation Eu. Una regola che valga per tutta l’Europa e non porti a percorsi individuali. Il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni si è mostrato aperto alla trattativa politica ricordando che l’obiettivo per i Paesi che hanno un alto debito dovrebbe essere quello di avere un disavanzo sotto il 3% del Pil nei successivi 10 anni.
La richiesta dell’Italia e la successiva trattativa sarà fondamentale per la futura legge di bilancio, probabilmente una delle più difficili degli ultimi anni con un aumento della spesa per interessi sul debito, non dovuto allo spread ma al rialzo dei tassi della Bce, unita all’impressionante costo del “110” che avrà un impatto più ampio rispetto alle aspettative.
Questa negoziazione si aggiunge al dibattito sul Mes e se abbia senso o meno ratificare la modifica del trattato. Si tratta così di un periodo molto delicato per Giorgetti in cui la trattativa politica-economica vedrà l’Italia protagonista. Immagino che se ci sarà un’apertura su Pnrr e spese militari da parte dell’Unione Europea, allora il governo sarà propenso a ratificare il Mes, in caso contrario potrebbero esserci tensioni importanti con un rischio di allargamento dello spread dei rendimenti Btp-Bund.
Si tratta quindi di strategie politiche e di buon senso che vanno ben oltre la propaganda ma riguardano la seria necessità di portare stabilità ai nostri conti ed evitare tensioni sul debito pubblico che continua a inesorabilmente a salire. Giorgetti, da allievo di Draghi, lo sa bene.
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