Le micro e le piccole imprese vivono un momento di sostanziale credit crunch. E se è vero che in un anno il totale dei prestiti (dati Bankitalia) alle società non finanziarie è diminuito di 54 miliardi scendendo a 625 miliardi complessivi, resta il fatto che fare credito in un momento in cui i tassi aumentano (dal 2,24 al 5,65% tra agosto 2022 e agosto 2023) e la rischiosità pure, non è semplice. Una risposta positiva arriva dal mondo fintech e, in particolare, da banca AideXa. «Ci siamo focalizzati sulle micro imprese, un segmento che le banche tradizionali faticano a seguire e il nostro cliente medio riceve un prestito di 200mila euro e fattura un milione. E il nostro strumento principale per la decisione creditizia sono l’intelligenza artificiale e una attenta analisi dei flussi finanziari», spiega il presidente Roberto Nicastro, banchiere di lungo corso con una importante esperienza in Unicredit di cui divenne direttore generale.
Dottor Nicastro, non è facile seguire il mondo delle micro imprese. Qual è la vostra ricetta?
«Noi lavoriamo con crediti garantiti dallo Stato per le scadenze oltre i 12 mesi, oppure, sul breve termine, senza garanzie reali. L’analisi che conduciamo sulle imprese che ci chiedono finanziamento non avviene principalmente sulla base di bilanci che spesso sono una fotografia sfuocata e vecchia dell’impresa, ma facciamo soprattutto leva su una attenta analisi dei movimenti di conto corrente bancario con ampio uso di intelligenza artificiale. In questo modo comprendiamo la generazione di cassa e vari utili dati comportamentali che ci permettono di stimare con buona accuratezza la capacità di rimborso. Non ho timore a dire che siamo in assoluto una delle realtà più avanzate in Europa in questo, e infatti abbiamo messo AI (Artificial Intelligence) anche nel nostro nome».
Capita spesso di sbagliare l’analisi? Detta diversamente, le sofferenze a che livello si pongono?
«Attualmente il nostro costo del rischio annuo si aggira attorno all’1,50%. E le sofferenze al netto di accantonamenti e garanzie statali sono allo 0,40%».
Da dove nasce l’esigenza di questo nuovo modo di fare banca?
«La vita delle imprese ha a che fare con decisioni da prendere alla svelta, opportunità da cogliere, idee da sviluppare. L’imprenditore vuole soprattutto risposte rapidissime e semplici dalla banca, noi gliele forniamo grazie alla tecnologia. In pratica stiamo industrializzando il credito alle piccole imprese sulla scia del modello in passato introdotto nel settore del credito al consumo dalle Compass, Agos, Findomestic, eccetera».
Fare banca alle micro imprese non è facile…
«No, non lo è per la ragione che spesso i documenti ufficiali, cioè i bilanci, non sono in grado di rappresentarle correttamente nella loro capacità di fare business. Noi ci muoviamo senza fideiussioni o garanzie ipotecarie ma studiamo molto attentamente i loro flussi finanziari. Le garanzie statali sono poi fondamentali per poter concedere credito a medio lungo periodo, altrimenti impossibile in assenza di business plan attendibili. Siamo rimasti positivamente sorpresi dalla disponibilità a usare il digitale da parte dei piccoli imprenditori ma attiviamo un modello “digitale dolce” in cui il cliente se lo desidera è supportato da nostri partner: mediatori, Confidi, agenti e dai nostri business banker».
Esiste un credit crunch per le imprese di taglia small?
«Assolutamente sì. Per le micro imprese siamo in pieno credit crunch già da inizio 2023, e sta arrivando anche per le piccole. E le ragioni stanno da una parte nella diminuzione della domanda, preoccupata dalla congiuntura economica e dall’alto livello del costo dell’indebitamento, ma dall’altra dall’offerta di denaro da parte delle banche che inizia a scarseggiare vista la diminuzione dei flussi dalla Bce e la concorrenza che il mondo del Btp fa ai depositi bancari. Attualmente noi stessi raccogliamo ad un costo che si avvicina al 4-5%».
E prestate a che tassi?
«Siamo tra il 6 e il 12% a seconda del rischio del cliente. Il nostro prestito medio si colloca intorno ai 200mila euro e il nostro cliente medio ha un fatturato di un milione. Siamo attivi dal 2020 e abbiamo la licenza bancaria dal giugno del 2021; in totale abbiamo sin qui erogato prestiti per 550milioni».
Come vanno i vostri conti?
«Siamo una start up, abbiamo raccolto 80 milioni di capitale e contiamo di raggiungere il pareggio nel 2024. Attualmente abbiamo 80 addetti».
Quali saranno i prossimi passi? Sempre solo imprese o anche clienti persone fisiche?
«Siamo integralmente focalizzati sul credito alle micro e piccole imprese, offriamo ai privati la possibilità di depositare a tassi molto attraenti nella consapevolezza che il 100% dei fondi che ci danno viene utilizzato a beneficio della economia reale italiana, metà della quale è rappresentata appunto da micro e piccole imprese».
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