I primi 150 anni della cartiera Pirinoli di Roccavione, a una decina di chilometri da Cuneo, sono stati festeggiati con un record di fatturato. E non era davvero un traguardo scontato per questa azienda fondata nel 1872 e specializzata nella produzione di cartoncino per gli usi più svariati: dieci anni fa era sull'orlo del fallimento ed è stata salvata dagli operai che per primi hanno creduto nelle sue potenzialità dando vita a una cooperativa. Davvero un bell'esempio di workers buyout, di impresa rigenerata dai suoi lavoratori.
Racconta Silvano Carletto, presidente: «Io e il direttore amministrativo avevamo preparato il business plan per una cordata di imprenditori lombardi che sembrava intenzionata a rilevare l'azienda che la vecchia proprietà aveva deciso di lasciar fallire licenziando i 154 dipendenti. Poi è arrivata la doccia fredda della rinuncia. Il curatore fallimentare ci ha suggerito di rilevare noi l'azienda, creando una cooperativa. Eravamo digiuni in materia, non sapevamo neanche bene da dove partire, ma volevamo a tutti i costi salvare l'azienda che abbiamo presidiato per tre anni per evitare che portassero via i macchinari. Siamo andati alla Legacoop di Cuneo e qui abbiamo trovato Guido Matinata che ci ha dato una grossa mano. Ha subito creduto nel progetto e ci ha aiutati a metterlo in piedi, coinvolgendo il fondo mutualistico Coopfond e Cfi, la società partecipata dal Mise che finanzia i workers buyout. Siamo nell'agosto del 2015. Dei 150 dipendenti che aveva la cartiera in 70 hanno accettato di diventare soci e provare a rilanciare la Pirinoli, investendoci anche parte del Tfr e indennità di mobilità».
Otto anni dopo quella missione può dirsi compiuta. I dipendenti sono diventati 93 (76 dei quali soci) e il 2022 ha registrato il fatturato record di 63 milioni con nove di utili. Una parte dei quali è stata ridistribuita tra i soci: quasi ottomila euro, un primato anche questo. «A Natale 2021 mai avrei immaginato che potessimo centrare un simile obiettivo – racconta Carletto - Ci ha aiutati il primo semestre, davvero molto buono dove siamo riusciti ad ammortizzare sulla produzione gli aumenti legati al consumo di energia. Poi nella seconda parte dell'anno tutto si è fatto più complicato, pur non pregiudicando il risultato finale» La bolletta del gas è schizzata da 400mila euro a 3,5 milioni e la cartiera si è trovata in difficoltà.«Per la prima volta in sette anni la cooperativa ha dovuto ricorrere alla cassa integrazione. Uno stop di una settimana al mese che prosegue tuttora. Ma questo ci ha permesso di contenere i costi così come ci è stato d'aiuto l'intervento sui crediti d'imposta deciso dal governo» continua il presidente, che lavora alla Pirinoli dal 1988.
Le prospettive per l'anno in corso
Il 2023 invece non è partito sotto i migliori auspici nonostante siano scesi i costi dell'energia. Per due ragioni: un calo dei consumi generalizzato e la concorrenza asiatica. Il rallentamento dell'economia cinese, ha spinto competitor internazionali della Pirinoli a cercare commesse sul mercato europeo dove l'azienda di Roccavione – che produce circa 97 mila tonnellate di cartoncino l'anno – è molto forte: dall'Olanda, primo cliente fuori dall'Italia, alla Germania, all'Inghilterra. Qui piazza una buona parte della sua produzione – tutta con carta riciclata tanto da farne un'azienda premiata sia da Legambiente sia dall'università di Slow Food per l'attenzione all'economia circolare – che nella sostanza prende due strade: una, il cartoncino non patinato, impiegato per esempio per i rocchetti del tessile e i tubi in cartone utilizzati come sostegno per l'imballaggio flessibile, l'altra – il cartoncino patinato – che serve per gli imballaggi: dal panettone ai biscotti, al tonno. Pirinoli offre il semilavorato su cui poi vengono stampati i messaggi ai consumatori.
Nonostante le previsioni non troppo ottimistiche per l'anno in corso («Non credo che il secondo semestre ci regalerà grandi novità» sottolinea Carletto), Pirinoli intende proseguire nel progetto di ammodernamento dello stabilimento, con l'introduzione di una pressa a scarpa che consentirà tra l'altro di ridurre ulteriormente i consumi energetici. L'altro obiettivo è aumentare gli stipendi: l'inflazione sta riducendo il valore delle buste paga e questo pesa sul potere di spesa delle famiglie. E diventa un cruccio per i soci della cooperativa nata sotto le insegne di Legacoop.«D'altronde noi non abbiamo capitali da remunerare, solo posti di lavoro da difendere e pagare degnamente. Sin da subito abbiamo messo le persone al centro, con la tenacia e l'umiltà della gente di provincia e non intendiamo venire meno al nostro credo», conclude Carletto.
© Riproduzione riservata