Da tempo vi sono molti segni che l’Europa, pilastro dell’ordine liberale, possa finire sotto una minaccia esistenziale. Le frizioni con gli USA non sono una novità, ma l’unilateralismo di Trump ha scavato un solco difficilmente colmabile. Non si tratta soltanto della Nato, fondata sull’impegno alla difesa reciproca e definita obsoleta da Trump già durante la sua campagna elettorale, o del mancato pagamento del burden da parte degli alleati. Ma anche della guerra dei dazi voluta da Trump contro la Cina e presto allargata a colpire l’UE; nonché́ delle sanzioni contro le imprese e le banche europee in affari con l’Iran dopo l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare. Sullo scacchiere balcanico Trump ha giocato la carta dell’accordo Serbia-Kosovo bruciando sui tempi il lento lavoro di tessitura della Ue, direttamente coinvolta sia per il processo (dilazionato) di allargamento ai Paesi di quella regione sia perché sui Balcani si concentrano da tempo gli appetiti di Mosca e di Ankara.
Le recenti mosse dell’amministrazione Trump sulla scena internazionale in Medio Oriente (dall’accordo con i talebani in Afghanistan, al riconoscimento di Israele da parte di alcuni Stati arabi in cambio di cospicue forniture di sofisticati armamenti made in the Usa) sono tutte mosse dello stesso segno. Una volta svanito l’effetto a breve sulle elezioni americane di novembre, resterà il più importante disimpegno di Washington in una regione che non è più considerata di vitale interesse per l’America e che fa seguito al massiccio ritiro di migliaia di militari americani dalla Germania.
La visita del segretario di Stato Mike Pompeo in Vaticano e in Italia di fine settembre, centrata sui rapporti con Pechino, conferma che il fil rouge della politica estera americana resta il pivot to Asia. Se, nello scenario internazionale che si va configurando - come auspica von der Leyen - si giungerà a un nuovo accordo transatlantico questo sarà, innanzitutto, un’intesa dettata dalla urgenza e dagli interessi di far fronte alle mire di potenza di Pechino.
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