Guardarsi indietro e scoprirsi più poveri. Con un’unica grande passione rispetto a trent’anni fa: la tecnologia. La spesa pro capite per gli smartphone è cresciuta del 5339 per cento. Quella dei pc del 786 per cento. Ma gli effetti speciali finiscono qui. La fotografia dell’Italia che restituisce l’indagine di Confcommercio sugli ultimi trent’anni è tutt’altro che effervescente. Quello nel lungo periodo è considerato «un andamento deludente», dimostra «una patologia da scarsa crescita strutturale». E arriva a coinvolgere anche le stime per il 2024: «Oltre duecento euro di spesa a testa in meno» rispetto al picco raggiunto nel 2007, prima della crisi finanziaria del 2008 che ha reso tutti un npo' più poveri.

Ritorno alla normalità

Il 2023 - rileva Confcommercio - «si può definire come l'anno del ritorno alla normalità grazie soprattutto al consistente contributo della filiera turistica che, rispetto all'anno scorso, registra aumenti consistenti per viaggi, vacanze e alberghi (+23,6%), servizi ricreativi e culturali (+9,7%), bar e ristoranti (+8%). In attesa della ripresa della manifattura esportatrice, sono questi i pilastri del terziario di mercato da cui può derivare una maggiore crescita economica auspicabilmente sostenuta anche da riforme e investimenti del Pnrr».

Ma è soprattutto guardandosi indietro che l’Italia dei consumi si piace di meno. L'analisi di Confcommercio delinea il quadro di come, attraverso la spesa delle famiglie, in trent'anni sono cambiate vita e abitudini degli italiani: in sintesi «sempre più tecnologia e tempo libero, meno pasti in casa, mobili e arredamento. Abbigliamento ai livelli del 1995». Già, l'abbiglimento. Vestiario e calzature, una volta categoria centrale nella spesa degli italiani e oggi ancora ai livelli di quasi trent'anni fa.

Vestiti e scarpe in crisi

Il rapporto mette in evidenza che «è la tecnologia, con i pc e i prodotti audiovisivi e multimediali, ma soprattutto i telefoni, a segnare un vero e proprio boom nei consumi degli italiani negli ultimi 30 anni: i primi, con un aumento della spesa pro capite in termini reali del 786%, i secondi con un incremento addirittura del 5.339%. Cioè per ogni euro speso in questa categoria nel 1995 oggi se ne spendono oltre 54, a parità di potere d'acquisto. Cresce tutto ciò che è tecnologia, come gli elettrodomestici cosiddetti bruni e i personal computer che fanno parte della multimedialità e dell'audiovisivo che contribuiscono alla creazione dei palinsesti per lo svago fruito in casa» (nel 2023 nove volte la dimensione del 1995 e quasi il triplo rispetto al 2007). Vanno forte, all'interno del comparto del tempo libero, anche i servizi ricreativi e culturali (+93%); in calo i pasti in casa (-11,2%), mobili ed elettrodomestici (-5,1%) e il consumo di elettricità e gas (-12,2%), anche in virtù della riduzione degli sprechi e delle politiche di risparmio energetico.

Il peso dei consumi sul Pil

«I consumi peraltro valgono il 60% del Pil. L'economia però è in fase di rallentamento e alcuni nodi sono ancora irrisolti. Mancano infatti all'appello un piano di rilancio del Sud, la piena realizzazione di riforme e investimenti del Pnrr e una profonda riforma fiscale in tempi rapidi»puntualizza il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. La giusta conclusione per trent’anni in chiaroscuro. Anzi, più deludenti che incoraggianti.