Alla ripresa dopo Pasqua, registriamo un indice Rt nazionale a 0,83 (0,74 - 0,90), con trend in diminuzione, già preannunciato nella parte bassa della forchetta di sabato scorso.

L’andamento nazionale riflette, naturalmente, quello delle regioni che teniamo sotto monitoraggio:

  • Campania: 0,86 (0,76 - 0,96)
  • Lombardia: 0,75 (0,69 - 0,80)
  • Piemonte: 0,73 (0,64 - 0,82)
  • Toscana: 1,00 (0,91 - 1,08)

 

Si conferma quindi anche il trend in diminuzione per il Piemonte.

 

Siamo a valori di Rt che, a livello medio nazionale, non vedevamo dal 20 gennaio, con forchetta superiore sostanzialmente sotto a 1. Pur tenendo in considerazione tutte le prudenze dovute ai problemi di conteggi dei contagi durante le feste, che il nostro metodo considera in termini di intervallo di confidenza, questi non sono numeri da zone rosse. E non giustificano la chiusura delle scuole dalla seconda media in su da domani.

Da dove nascono invece queste decisioni? Proprio dall’uso secco e diretto di quel numero di casi totali che sappiamo essere fragile e poco affidabile, se non opportunamente elaborato, con un metodo come il nostro. Alla base delle decisioni ufficiali (qui su Repubblica), vige infatti ad oggi, la soglia di 250 nuovi casi in 7 giorni ogni 100.000 abitanti, come riportato sulla tabella pubblicata dal Ministero della Salute. Il conteggio, lo sappiamo ormai tutti molto bene, è inaffidabile perchè non permette confronti nel tempo ed è altamente suscettibile alle variazioni di conteggio. E ciononostante è il numero che oggi decide di scuole, negozi, ristoranti.

 

 

 

 

 

 

Fonte: elaborazione di Stefano Terna per Mondo Economico su dati Protezione civile e ISS