Si badi bene, quanto detto non vuole essere una difesa corporativa dell’avvocatura che vede la propria legge professionale – la riforma è in discussione in Parlamento – risalire al lontano 1933, ma nel dibattito di questi mesi, a volte un po’ manicheo, non sono state apprezzate voci che, rispetto al tema della liberalizzazione tout court, hanno messo in evidenza anche la questione della qualità professionale e della funzione dell’avvocatura in una società moderna.
Può una professione come quella forense essere sottoposta a un criterio valutativo solo di natura economica? Una liberalizzazione della professione deve passare necessariamente attraverso l’eliminazione o la riduzione dei sistemi di controllo interno, anche disciplinare? Può la domanda “quanto costa l’assistenza legale” essere l’unico parametro con cui valutare una libera professione, il cui ruolo è previsto dalla nostra Costituzione a garanzia dell’affermazione di un principio di giustizia?
Per meglio spiegare il punto, sia consentito un breve parallelismo.
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