“In un anno ci sono 52 domeniche”, ha dichiarato il leader dei No Tav, Alberto Perino. “E noi torneremo. Continueremo a provarci perché il nostro obiettivo non è cambiato: abbattere le reti di quel cantiere illegale”.

Qui si nota una prima differenza con il caso del G8 di Genova. Per quanto vi sia un’aria di famiglia fra i No Global e i No TAV, i primi si erano posti degli obiettivi astratti di difficilissima attuazione. Il simbolico era, in effetti, il loro solo terreno. A Chiomonte, i No TAV si pongono un obiettivo molto concreto, che ritengono essere alla loro portata. Per loro il terreno simbolico non è strategico, ma tattico.

E veniamo quindi all’altra domanda. Può la Prefettura concedere una vittoria simbolica ai manifestanti senza per questo cedere alla piazza?

Nel caso di Genova era effettivamente più difficile, essendo il campo simbolico l’unico disponibile. Ma evidentemente a Chiomonte la cosa era più semplice, perché alla fine dei giochi vince chi costruisce o non costruisce la TAV, non chi ottiene più vittorie simboliche. Questo lo sa la Prefettura e lo sanno anche i manifestanti. Se fra i due si è giunti adun compromesso è per via degli scontri della settimana precedente a Roma. Se anche questa volta i No TAV si fossero avvalsi della presenza dei black block per fermare i lavori del cantiere, la loro immagine si sarebbe per così dire “incollata” alle violenze e su di loro si sarebbe abbattuta l’ira dell’opinione pubblica, scossa dalla violenza delle aggressioni della settimana precedente.

Da qui segue un altro dato da raccogliere. Gli atti tollerati a Chiomonte – il taglio delle reti – sono la trasposizione sul piano simbolico della violenza della settimana precedente. Della violenza che da sempre accompagna la protesta dei No TAV.

4. Sul piano simbolico, il taglio della recinzione è dunque un atto dilatorio che annuncia l’imminente ripresa delle ostilità. L’obiettivo non è cambiato. Il cantiere va chiuso con ogni mezzo, inclusa la forza. Se dunque concluderemo che non sarebbe nella disponibilità della Prefettura concedere questa vittoria simbolica ai No TAV allestendo la rappresentazione scenica della “zona rossa”, lo facciamo perché in nessun modo e in nessun caso si può concedere a chicchessia di considerare “illegali” azioni intraprese dall’autorità sovrana del legittimo governo erodendo il monopolio della violenza che appartiene allo Stato.

Se i No TAV considerano il cantiere illegale, che si facciano promotori di azioni legali, magari di carattere collettivo. Altre azioni non sono, o non dovrebbero essere nella loro disponibilità. È l’ora di voltare pagina a Chiomonte. Ma a dovere ripiegare sono coloro che teorizzano la legittimità dell’azione violenta contro lo Stato. E non lo Stato.