1. Il “migliore dei mondi possibili” si basa su un ritorno alla crescita fino al 3-4 per cento annuo complessivo, tenendo conto dell’aumento della popolazione. Una crescita che si realizzerebbe grazie all’innovazione, con aggiustamenti di bilancio in un quinquennio senza necessità di ulteriori manovre aggiuntive, mettendo mano a una nuova e decisa regolamentazione dei mercati, con un tasso di inflazione entro il 2 per cento e l’allontanamento delle tensioni mondiali (ad esempio quella con cui Iran e Stati Uniti hanno inaugurato il nuovo anno).

2. Una seconda ipotesi, dell’“inflazione programmata”, ipotizza una crescita ma non adeguata, con tensioni che si generano sui prezzi e sui mercati meno sicuri. I governi tollerano un’inflazione intorno al 4-5 per cento, che tuttavia favorisce i debitori sui creditori e inoltre scatena pressioni protezionistiche.  cinque anni non bastano a risanare i bilanci pubblici.

3. La “stagnazione programmata” si verificherebbe con una situazione come quella descritta in precedenza, in un’ottica di tagli alla spesa senza contropartite sul lato degli investimenti, che innesca un effetto moltiplicativo negativo. L’inflazione resta una minaccia e la disoccupazione non cala.

4. Al “default gestito” si arriva con una crescita asfittica dei paesi ricchi e alcuni governi che procedono alla ristrutturazione unilaterale dei debiti pubblici. In questa situazione, il mercato globale è a rischio e le tensioni sociali portano a esiti politici incerti.

5. L’ultimo scenario è il più temibile: “default e inflazione fuori controllo” , con crescita e investimenti prossimi allo zero, emissione continua di moneta, forte instabilità politica e sociale.