Gli sceneggiatori si sono allontanati dalla scrivania il 2 maggio, gli attori li hanno affiancati nella protesta due mesi e mezzo più tardi: negli Stati Uniti il cinema e la televisione americana, settori cardine del Paese di Joe Biden considerando che il mondo dell’audiovisivo è classificato come la sesta industria nazionale con titoli destinati al grande e piccolo schermo che invadono il mondo, fa i conti con lo sciopero più massiccio e lungo degli ultimi sessant'anni.

Il catalogo delle richieste

Gli scioperi sono dovuti alla richiesta ai produttori, nella fattispecie all’Alliance of Motion Picture and Television Producers, di condizioni contrattuali ed economiche più favorevoli soprattutto in materia di diritti residuali nell’era dello streaming e di tutele per l’uso dell’intelligenza artificiale. Sceneggiatori e attori sono impegnati in un’astensione dal lavoro e da tutto quel che è attinente - tipo la partecipazione a eventi - che registra un'adesione vicina al 100 per cento. A questo proposito è stata rinviata a data da destinarsi, in teoria addirittura a gennaio, la cerimonia di premiazione degli Emmy Awards previsti in un primo tempo il 9 e 10 settembre. Si tratta del premio più prestigioso della televisione americana - quest'anno in evidenza fra le nomination figurano serie di grande successo come “Succession”, '”The Last of Us”, '”The White Lotus” e “Ted Lasso” - annullato momentaneamente in quanto gli sceneggiatori non potrebbero scrivere monologhi e sketch per gli ospiti e i presentatori.

Rimanendo alle manifestazioni internazionali anche la Mostra del Cinema di Venezia si è dovuta adeguare, almeno per ora per quanto riguarda la cerimonia inaugurale. "L'unico film che abbiamo perso è il film di apertura - ha precisato il direttore Alberto Barbera -, il bellissimo nuovo lavoro di Luca Guadagnino “Challengers” che è slittato al 2024 . Tutti gli altri produttori americani saranno presenti alla prima mondiale del loro film, mancherà probabilmente qualche star perché gli attori della Sag non saranno presenti, ma parteciperanno tutti quelli che hanno lavorato in film indipendenti".

Barbie spopola anche in Cina

Questo lungo sciopero arriva proprio nel momento in cui al cinema le produzioni americane stanno sbancando i botteghini internazionali: attualmente il fenomeno “Barbie” si sta avviando a superare il milione di dollari in appena una dozzina di giorni di programmazione, con incassi strabilianti ovunque a cominciare dal nostro Paese dove la commedia con Margot Robbie e Ryan Gosling sta consentendo alle sale che lo proiettano di risollevarsi da una stagione avara di blockbuster. Oltre a “Barbie”, accolto con code ai botteghini anche in Cina, la Top Five degli incassi del 2023 dimostra in modo eloquente come il “made in Usa” regni incontrastato: il cartoon “Super Mario Bros” ha raccolto nel mondo ben un miliardo e 351 milioni di dollari, il fantasy “Guardiani della Galassia vol.3” ha “racimolato” 845 milioni di dollari, “Barbie” è già a 780, il film d’azione “Fast X” 704, il lungometraggio d’animazione “Spider man: Accross te Spider-Verse” 682 milioni.

Tre stars che sostengono lo sciopero: George Clooney, Meryl Streep e Leonardo DiCaprio

In campo Matt Damon

Per quanto riguarda gli attori da segnalare alcune prese di posizione. Sempre molto attento a questi argomenti Matt Damon: “Dovremmo proteggere le persone che sono un po' ai margini - ha detto all'Associated Press - 26 mila dollari all'anno sono quanto devi avere per fare l'assicurazione sanitaria. E ci sono molte persone i cui pagamenti residui sono ciò che li porta oltre quella soglia. E se quei pagamenti residui si esauriscono, lo fa anche la loro assistenza sanitaria. E questo è assolutamente inaccettabile. Non possiamo permetterlo. Quindi, dobbiamo trovare qualcosa che sia giusto». Tra l'altro Damon, insieme con altre stars come George Clooney e Meryl Streep, Leonardo DiCaprio ha fatto donazioni al fondo di solidarietà promosso per sostenere chi sciopera. Che, secondo alcune stime, sono un esercito: 12 mila sceneggiatori e 170 mila attori.

La star di Harry Potter

La star di “Harry Potter” Daniel Radcliffe a sua volta ha dichiarato a Vanity Fair: «Al momento dello sciopero ne stiamo parlando tutti. Io sono uno dei pochissimi attori estremamente fortunati che quando lavorano possono negoziare da una posizione forte. Per la maggior parte delle persone non è così, e sono convinto che né gli attori né gli sceneggiatori che stanno scioperando vogliano che queste cose accadano, ma credo siano assolutamente necessarie considerato come va l’industria. Negli ultimi 10 anni la tecnologia ha cambiato tantissimo l’industria, quindi direi che è decisamente giunto il momento. Servirà una ricalibrazione per permettere a tutti di continuare a lavorare».