Fin qui, se il gioco funziona. E se invece non funziona? Potrebbe incepparsi per svariati motivi. Proviamo a descriverli.
1) La legge di stabilità, opportunamente emendata secondo le istruzioni dell'Unione europea, viene votata. Subito dopo, rapidamente, una "maggioranza per l'Italia" elegge un “tecnico di prestigio”. Sarà un Presidente del Consiglio "per l'Europa" e assume solennemente l'impegno a fare tutto quello che nella legge di stabilità c'è, e anche quello che manca (per esempio, le famose pensioni di anzianità e, se non la patrimoniale, la tracciabilità fiscale dei patrimoni, che è l'unico strumento serio per combattere l'evasione). Dopo un paio di mesi, i partiti che hanno sostenuto il tecnico di prestigio si trovano a dover spiegare ciascuno ai propri elettori che faranno esattamente quello che gli avevano garantito di non fare mai; per di più essendo incalzati all'esterno dalle ali più estreme del proprio schieramento, a cui non par vero di incassare il dividendo dell'irresponsabilità. La situazione diventa insostenibile, il governo cade, e si va a elezioni. I mercati finanziari non sono contenti.
2) La legge di stabilità viene votata, come sopra. I mercati la leggono e ci trovano poco di quello che vorrebbero. La leggono anche coloro che l'hanno votata, e ci mettono due giorni a capire in che situazione si troverebbero di lì a due mesi, se si formasse la "maggioranza per l'Italia" (fiducia reciproca e patriottismo costituzionale sono merce rara, e in ogni caso, come diceva Mark Twain, non si può pretendere dai tacchini che anticipino il Natale). Il "governo per l'Europa" non nasce affatto. Si va ad elezioni, perché non c'è rimasto altro da fare. Quanto ai mercati, meglio che quel giorno siano chiusi.
3) C'è una terza possibilità, tuttavia. Se le elezioni in queste condizioni rappresentano un rischio insostenibile per le ragioni di cui sopra e la "maggioranza per l'Italia" non si riesce a fare, si fa invece una maggioranza "all'italiana": in sostanza, il Pd, i centristi, l'area ex dc del Pdl, più vari ed eventuali, con qualche astensione di contorno. Un tecnico per presiederla si trova. I mercati leggono la legge di stabilità, e ci vedono poco di quello che vorrebbero: le pensioni di anzianità spariscono non prima del 2026 (nel lungo periodo, diceva Lord Keynes, saremo tutti morti), mentre è noto che il periodo di massima tensione nella spesa pensionistica si avrà fra pochi anni, quando andranno in pensione i baby-boomers, che sono tanti; i meccanismi per l'alienazione di quote del patrimonio pubblico sono lenti e farraginosi; le liberalizzazioni forse si faranno e forse no; non c'è nulla che sostenga davvero le imprese, e comunque la crescita, italiana ed europea, sarà, al più, debolissima. Dunque la legge di stabilità emendata non risulta credibile perché non mette i conti pubblici in sicurezza, il governo non riesce a far niente e dopo Natale al massimo ci ritroviamo daccapo. Ma un po’ peggio di adesso.
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