Il primo ragionamento è legato alla correzione in corso nella borsa statunitense. Si articola sui tre momenti della correzione, a partire dai primi di febbraio. Il secondo ragionamento aiuta a valutare la politica economica, di cui nel Bel Paese, fra un po', si dibatterà. Laddove, si affrontano i costi della distribuzione politica e la figura del leader.
La correzione di Wall Street si articola in tre fasi
Da molto tempo la nostra tesi maggiore nel campo dell'Asset Allocation sosteneva che l'ascesa dei prezzi delle azioni statunitensi (e non solo) dipendeva soprattutto da quanto bassi fossero i rendimenti delle obbligazioni. E che l'ascesa dei corsi delle azioni avrebbe (ovunque) frenato quando i rendimenti delle obbligazioni avessero dato un segnale (definitivo) di rialzo. Così è accaduto all'inizio di febbraio, quando i salari statunitensi hanno dato dei segni di (invero) modesta ascesa. Non solo i salari, ma anche il deficit pubblico potrebbe ampliarsi - a meno di pensare che il taglio delle imposte di Donald Trump non alimenti una crescita tale da generare lo stesso gettito pur con aliquote inferiori. Si avrebbe così una maggiore offerta di obbligazioni, intanto che non si hanno più e da tempo gli acquisti di titoli del Tesoro da parte della banca centrale.
Con i rendimenti delle obbligazioni in ascesa per effetto della dinamica salariale che potrebbe alzare - seppur di poco - l'inflazione e per effetto del maggior deficit dello stato federale dovremmo perciò avere una borsa meno pimpante, perché è cresciuto il rendimento alternativo (quello del reddito fisso).
Tutto questo non sarebbe secondo noi bastato a indebolire seriamente la borsa statunitense, almeno nel breve termine, perché fin tanto che il rialzo dei tassi e dei rendimenti non si manifesta con forza, e fin tanto che il deficit pubblico non va fuori controllo, la paura di perdere il treno dell'ascesa finale dei corsi avrebbe probabilmente frenato le vendite.
Fonti:
Poco dopo però si è aperto il contenzioso commerciale. Il proposito di Donald Trump di alzare le barriere doganali potrebbe essere l'inizio dello smantellamento dell'”Impero benevolo” (quello degli Stati Uniti), che è alla base della prosperità e della pace del Secondo dopoguerra. Questo eventuale processo metterebbe in crisi l'”Ordine liberale”. Se le cose andassero davvero in questa direzione, si avrebbe un clima molto meno favorevole all'investimento globale da un lato, e dall'altro una minor redditività (media) delle imprese come frutto della chiusura delle economie dentro le frontiere. Ciò perché così si terrebbero in vita le imprese inefficienti. L'Ordine liberale deve, inoltre, affrontare i problemi che sollevano le autarchie di alcuni dei maggiori Paesi in corso di sviluppo. Va affrontato anche il populismo, che potrebbe spingere in una direzione autocratica anche i Paesi emersi, soprattutto quando si desidera che il mondo politico compia dei prodigi.
Il contenzioso commerciale si è così aggiunto al timore di un rialzo dei rendimenti obbligazionari e dunque abbiamo avuto una doppia spinta verso una borsa debole.
Fonte:
Ma anche questa combinazione non sarebbe probabilmente bastata. Abbiamo avuto una terza spinta negativa, quella legata alle grandi imprese tecnologiche, accusate di violare la privacy (Facebook), di evadere le imposte (Amazon), di produrre beni pericolosi (Tecla). Le grandi imprese tecnologiche – come epicentro dello sviluppo del nuovo canale commerciale, quello in rete - da anni aiutano a spingere la borsa, e dunque possono agire all'opposto, se le cose andassero meno bene.
Fonte:
Le reti di distribuzione e la figura del leader
Quale era il vantaggio di costo (inteso in senso economico) della Sinistra (ma non solo) di una volta? Esso era duplice: non pagava i diritti d'autore e usava il lavoro altrui non pagandolo. Lo schema era che il popolo eletto (il proletariato), guidato dai suoi rabbini (il partito) costruiva la Gerusalemme in terra. L'idea salvifica della storia arriva dagli Ebrei attraverso il Cristianesimo, come rielaborata da G.W. F. Hegel. Dio si manifesta nella storia: la teodicea come ateismo assoluto. Bene, la Sinistra ha conquistato i cuori e le menti di molti usando la su-esposta narrazione altrui, senza pagare i diritti d'autore, proprio come fanno oggi i cinesi con i brevetti. I dirigenti erano naturalmente delle figure religiose: l'intellettuale organico di gramsciana memoria era il Sacerdote che spiegava l'applicazione delle Scritture ai credenti. Gli altri partiti non avevano a disposizione il lavoro non pagato, tranne la Democrazia Cristiana, che aveva l'appoggio delle molte organizzazioni della Chiesa. Alle forze liberali restavano i grandi giornali, ma non le televisioni, restava la grande industria privata, mentre quella pubblica era legata ad altre forze.
La televisione commerciale ha eliminato il vantaggio di costo della Sinistra nel campo del proselitismo. Quello della televisione è un vantaggio legato al capitale di rischio versato, e non alla forza lavoro non pagata e organizzata. Il che spiega l'”odio” - durato decenni - per le televisioni di Berlusconi.
Attenzione però. Se anche la televisione fosse ancora solo quella di stato, lo schema salvifico non avrebbe potuto essere diffuso dalla manodopera non pagata dei militanti. Lo schema salvifico è, infatti, caduto. Meglio, il socialismo, che racchiudeva concretamente lo schema salvifico, è caduto. Il vecchio messaggio del socialismo era la libertà ottenuta attraverso l'eguaglianza, che, a sua volta, è ottenuta con la messa in comune dei mezzi di produzione. Lo schema della Sinistra aggiornato - dopo la caduta del socialismo - potrebbe essere quello di Rawls: la società migliore è quella che rende minimo il mio rischio, se non so dove nasco. Ossia una società di mercato con un sistema di protezione sociale diffuso. Dunque la Sinistra non ha più da tempo né un messaggio proprio “forte” né il vantaggio competitivo della distribuzione attraverso i militanti.
I messaggi politici hanno trovato ultimamente un nuovo canale di distribuzione, il cui costo marginale è zero. Facebook, Twitter, siti, blog, ecc. Non si ha bisogno di organizzare il lavoro dei militanti – schema del primo Dopoguerra. Non si ha bisogno di capitale di rischio per fondare televisioni – schema degli anni Ottanta e Novanta. La rete telefonica e informatica c'è già, e il costo marginale di diffusione del messaggio è pari a zero. La rete telefonica e informatica può così essere usata da tutti gli out-siders.
Una forza politica prende la figura del suo leader, o meglio si identifica col corpo di quest'ultimo. Non che sia una novità: Luigi XIV era “la” Francia. La distanza col popolo allora si marcava con le differenze di abbigliamento, con i castelli, e via andando. Del resto Luigi è re per volere divino. Oggi, al contrario, si marca la vicinanza col popolo. Ultimamente il politico appena emerso taglia il proprio il reddito, prende il tram, eccetera. Del resto il leader è tale per volontà del popolo.
In Italia abbiamo avuto come fenomeni mediatici prima Silvio Berlusconi (quando la distribuzione della politica passava sostanzialmente attraverso le televisioni), e poi Beppe Grillo (quando la distribuzione della politica passa anche attraverso le reti). Da notare che Berlusconi viveva sì in luoghi esclusivi, ma, a differenza dei re, li aveva comprati da “self made man”. E dunque era regalmente lontano dal popolo, ma veniva dal popolo.
Un conto però è essere una figura che trascina e un conto è il governo. Quest'ultimo è complesso e pieno di sottigliezze. E' una macchina che non si presta a sintesi declamatorie, o a fabulazioni. D'altro canto Luigi XIV aveva Colbert. Da qui l'importanza dei consiglieri. “Il leader traccia il solco, ma è il consigliere che lo difende”, se potrebbe dire evocando un altro leader. E dunque nelle prossime settimane bisognerà capire le schermaglie dei leader, ma seguire con attenzione i movimenti dei consiglieri.
Fonti del ragionamento:
https://www.economist.com/blogs/buttonwood/2018/03/democracy-and-economics
© Riproduzione riservata