La giustificazione dell’ascesa dei corsi delle azioni degli ultimi mesi si basava su due «narrative» (1): il miglior andamento societario negli Stati Uniti (2) e la ripresa dell’economia cinese (3) (4) (5) (6). Nel primo caso, si mostrava il miglioramento degli utili, ma non si ricordava che non miglioravano i fatturati. Nel secondo, non si teneva conto di come è organizzata la contabilità nazionale. Si è creato così un «ambiente comunicativo» (7) che sosteneva – va detto, più nei titoli che negli articoli di approfondimento, almeno nel caso del «Financial Times» – la possibilità della fine della recessione.

 

A un certo punto – sorta di Dorando Petri (8) prima del traguardo – i prezzi delle azioni hanno incominciato a scendere. Prima in Cina, e poi da altre parti. Il traguardo era convincere chi era stato «alla finestra» che tutto stava andando «per il meglio», dunque che era «ora di rientrare». A questi ultimi si sarebbe venduto quel che si era comprato nei mesi precedenti (9). I segnali che il traguardo era molto difficile da raggiungere si avevano anche solo osservando la scarsità di volumi scambiati nel corso dell’ascesa (10), ma si vede che la speranza e la necessità di coinvolgere la massa degli investitori (11) ha prevalso sulla prudenza.

Le famiglie statunitensi – l’epicentro della crescita degli ultimi decenni – sono meno ricche (12) e debbono pure ridurre l’onere del proprio debito (13). Debbono consumare di meno – ossia risparmiare di più (14) – e quindi, per evitare l’avvitamento, lo stato deve spendere di più. Dunque abbiamo una domanda anemica e una pressione sui rendimenti delle obbligazioni. A fronte di uno scenario come questo, i prezzi delle azioni – pari a 15 volte gli utili con la più generosa delle contabilità, quella che non tiene conto delle poste straordinarie – sono elevati (12).

Non abbiamo quindi ragione per mutare la strategia (15) che finora ha funzionato (16). La nostra idea è che le azioni manchino di vera forza per salire, perché gli utili – in una situazione di modesta crescita – non sono sufficienti per spingerle in alto stabilmente e perché, allo stesso tempo, i rendimenti delle obbligazioni non potranno che salire, per effetto delle grandi emissioni di debito pubblico. La nostra idea è che le azioni possano ancora flettere. Così come possono flettere le obbligazioni, seppur meno delle azioni. Di conseguenza, da un punto di vista strategico, conviene aspettare che i prezzi raggiungano un nuovo equilibrio (inferiore). Nel frattempo, conviene mantenere gli investimenti nel monetario in euro: si evita il rischio tasso e anche il rischio dollaro (17).

    

Luglio 2009

    Stati Uniti     Europa euro
Azioni / Obbligazioni           --            --
Obbligazioni / Liquidità            -             -
 
Agosto 2009
    Stati Uniti     Europa euro
Azioni / Obbligazioni           --            --
Obbligazioni / Liquidità            -             -  

Quando la previsione è di un’attività finanziaria che va molto peggio di un’altra, 
il giudizio è «---»; «--» o «-» sono giudizi meno negativi.
Lo stesso vale con «+++» e, a scendere, con «++» o «+».



(1) http://en.wikipedia.org/wiki/Narrative

(2) Le ragioni degli scettici

(3) La contabilità in Cina

(4) La crescita, il partito unico, il controllo del credito

(5) Avviso ai naviganti / II

(6) Avviso ai naviganti

(7) http://books.google.it/books?id=KMQ4yxaeR3oC&dq=false+environment+walter+lippman&source=gbs_navlinks_s

(8) http://it.wikipedia.org/wiki/Dorando_Pietri

(9) http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601109&sid=aGIATunT3Aao

(10) I soldati giapponesi nella foresta

(11) La rebelión de las masas

(12) In tre grafici, il mondo

(13) http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/McK%204.jpg

(14) http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/Saving%20Rate.gif

(15) Asset allocation strategica. Luglio 2009

(16) I risultati della nostra Asset allocation / Luglio 2009

(17) Due scuole di pensiero sulla debolezza del dollaro



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