L'analisi parte dall'Italia e giunge al nocciolo del problema europeo: la mancanza di una banca centrale che agisca come prestatore di ultima istanza. Fintanto che la banca centrale non agisce, le azioni volte a contenere la dinamica dei debiti pubblici potrebbero non bastare. Negli Stati Uniti inizia la settimana prossima il dibattito sul controllo del debito pubblico (1). I mercati delle azioni potranno riprendersi quando si saranno risolte le questione dei debiti pubblici. Fino ad allora le quotazioni risentiranno di un “premio per il rischio” elevato (2).
Un riordino dei conti dello stato, con minori uscite e, nel tempo, anche minori entrate. Una maggior crescita economica che mantenga la protezione a quelli che l'hanno già, capace però di proteggere chi non l'ha ancora. Un semplice riordino delle pensioni, perché il sistema pensionistico è, alla fine, robusto. Una patrimoniale che riprende la forma dell'ICI. Questo è il programma economico di Monti. Tutto bene, salvo due considerazioni: una relativa alla politica italiana, l'altra a quella europea.
Il governo Monti propone le leggi, che il parlamento approva. La maggioranza dovrebbe averla sempre – dal PDL, PD, e Terzo Polo - ma sarà una maggioranza che risentirà delle spinte dei partiti minori di ciascuno degli schieramenti. La riforma delle pensioni avrà contro la Lega, la riforma del mercato del lavoro una parte della Sinistra. E dunque il PDL temerà per la propria alleanza con la Lega, il PD per la propria alleanza con Vendola. Sarà facile per la Lega e per la Sinistra di Vendola staccare il dividendo dell'opposizione difendendo la struttura delle pensioni e del mercato del lavoro così come sono oggi. E sarà facile per questa ragione: le riforme necessarie passeranno lo stesso, ma ci sarà chi mostrerà al proprio elettorato la viva volontà di difendere a ogni costo i suoi interessi di parte (3).
La polemica sulla perdita di sovranità – ossia il timore che i governi siano scelti da altri paesi e dai mercati finanziari e non dall'elettorato – sembra scemare. Addirittura in Francia stanno discutendo se sia o meno un dramma che i loro conti pubblici siano messi sotto osservazione dalla Banca Centrale, dalle Autorità comunitarie e dal Fondo Monetario, come già avviene con i nostri (4). E se l'orgogliosa Francia accetta il principio, possiamo accettarlo anche noi. E questo ci porta alla seconda considerazione, che è quella che, secondo alcuni (5), e anche secondo noi, è “il” punto della vicenda.
Il punto è quello discusso molte volte. La crisi finanziaria si sta allargando non tanto perché i bilanci pubblici sono fuori controllo, perché verranno messi sotto controllo, quanto perché agiscono dei meccanismi che favoriscono le vendite di titoli del debito. Meccanismi che verrebbero meno se la Banca Centrale Europea (BCE) comprasse i titoli in vendita (6). Il cuore del problema europeo oggi è quello di convincere la banca centrale a essere meno “tedesca” (non tocca i titoli del debito) e più “anglosassone” (li compra in gran quantità). La BCE è frenata dai banchieri centrali tedeschi (7) che non vogliono che compri quantità illimitate di titoli del debito. Una parziale apertura ad un approccio anglosassone è venuta però dalla Merkel (8). Qualcosa si sta muovendo da quando la Francia si sente minacciata e la Germania meno sicura della politica intrapresa fino ad oggi. Politica che è stata definita (9) dell'''appena sufficiente e all'ultimo minuto” (just enought, just in time).
Link dell'Asset allocation di novembre 2011:
(4) Euro: Sarkozy veut rassurer la France du “non”. Paris doit toutfois renoncer à sa souveraineté budgétaire pour que Berlin envisage une intervention directe de la BCE, Le Monde, 18 novembre
(5) http://www.ilfoglio.it/soloqui/11219
(7) http://www.ft.com/intl/cms/s/0/4f2bcd82-0dd1-11e1-91e5-00144feabdc0.html#axzz1dbrX6ZOF
(8) http://www.ft.com/intl/cms/s/0/21363e16-0f9e-11e1-88cc-00144feabdc0.html#axzz1dbrX6ZOF
(9) http://www.ft.com/intl/cms/s/0/4c00d072-0f7e-11e1-a36b-00144feabdc0.html#axzz1dbrX6ZOF
Sul salvataggio delle banche europee:
Sui debiti pubblici:
Sulla modestia della ripresa:
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